Fino a questo momento la nuova influenza proveniente dal Messico ha creato così tanti problemi alla popolazione mondiale, da modificare le nostre abitudini. Ormai si va in giro (nei Paesi più colpiti) ogni giorno con la mascherina, negli aeroporti e nei luoghi pubblici si tenta di stare quanto meno a contatto con le altre persone, e addirittura alcune istituzioni pubbliche hanno chiuso o rischiano di chiudere. Ma quello che nessuno si sarebbe mai aspettato è che l’epidemia è stata in grado di modificare anche le pratiche religiose, incredibilmente anche quelle dei Paesi arabi, di solito i più rigidi al mondo in fatto di religione.
La tradizione più importante dell’islamismo, il pellegrinaggio alla Mecca, quest’anno sarà fortemente limitata. Di solito, durante il mese del Ramadan (22 agosto-22 settembre), centinaia di migliaia di fedeli si recano ogni anno nella città santa araba per adorare Allah. L’Arabia Saudita però ha deciso forti limitazioni. La zona sarà vietata alle persone che superano i 65 anni di età, ne hanno meno di 12, oppure hanno qualche problema di salute che potrebbe essere aggravato dal virus come diabete, ipertensione, cardiopatie, ecc. Inoltre ogni pellegrino dovrà mostrare il certificato medico che attesta il perfetto stato di salute e l’assenza di malattie croniche.
Ma non è tutto limitato a questo. Infatti l’Iran, il Paese più fondamentalista che esista nel mondo arabo, ha addirittura vietato a tutti i fedeli di recarsi alla Mecca nei prossimi giorni. Per evitare il contagio, il ministero della Sanità iraniano ha bloccato tutti i voli e le partenze per l’Arabia Saudita. In Tunisia invece le autorità sanitarie hanno consentito la partenza, ma solo di quelle persone che superano rigidi criteri selettivi, tutti basati ovviamente sullo stato di salute.
Ma non cambiano le abitudini solo nel mondo islamico. Alcune restrizioni si registrano anche tra i cattolici. I primi a prendere provvedimenti sono stati proprio i messicani, da dove è partita la pandemia, che si sono visti costretti a chiudere le scuole religiose e a sospendere alcune messe domenicali. In Brasile ed in Polonia invece è stato modificato il rito dell’ostia, la quale non verrà più imboccata dal prete al fedele, ma dovrà essere consegnata nelle mani del fedele stesso. Inoltre nel Paese carioca ed in Portogallo sono stati momentaneamente aboliti i “segni di pace”. In pratica i fedeli non si stringeranno più la mano, ma per trasmettersi pace gli basterà fare un cenno con il capo. In Portogallo sono abolite anche le acquasantiere, che rimarranno a secco fino a quando non passerà l’epidemia. A questo punto la domanda è quanto ancora dovranno cambiare le nostre abitudini prima che l’influenza suina passi del tutto?
[Fonte: Repubblica]