Che mondo sarebbe senza Nutella? Secondo il Parlamento europeo, sarebbe un mondo con meno obesità, e per questo il prodotto più famoso della Ferrero rischia di diventare un animale a rischio estinzione. La decisione è arrivata ieri, dopo che, in seduta plenaria, il Parlamento di Bruxelles ha bocciato la richiesta dell’eurodeputata tedesca Renate Sommer che chiedeva l’eliminazione dei profili nutrizionali dalla normativa con cui l’Europa vuole regolamentare l’informazione sulle etichette alimentari.
La nuova norma infatti prevede che, basandosi sulla classica tabella con i valori nutrizionali di ogni prodotto alimentare, la pubblicità venga regolamentata. In pratica se si superano determinati valori di grassi e calorie (che la Nutella supera abbondantemente) non è possibile fare della pubblicità. O almeno non la pubblicità positiva, come quella nota della colazione della nazionale di calcio.
La normativa equipara i cibi grassi alle sigarette, per cui già da alcuni anni non è più possibile effettuare la pubblicità, ma la denuncia della Ferrero e delle altre case produttrici che rischiano un crollo dei propri introiti è che potrebbe essere il primo passo verso il baratro. Dice il vicepresidente dell’azienda italiana, Francesco Paolo Fulci:
La nostra grande preoccupazione per la Nutella, come per la stragrande maggioranza dei prodotti dolciari, è che oggi ci dicono di non fare messaggi promozionali, ma domani – e ci sono già alcune organizzazione di consumatori che spingono in questo senso – ci faranno scrivere come sulle sigarette: “Attenti è pericolosa, favorisce l’obesità”, o magari ci metteranno delle tasse fortissime come hanno previsto di fare in Romania.
Non che l’industria delle sigarette sia fallita dopo l’entrata in vigore di quelle norme, ma qui si parla di prodotti ben diversi, che non provocano dipendenza (non almeno quanto il fumo), e che basta assumere con moderazione per non incorrere in nessuna spiacevole conseguenza. La norma europea era stata approvata già da qualche mese, ma ancora non era entrata in vigore in quanto non erano state stabilite le soglie e gli accordi applicativi. Ma aver respinto la richiesta dell’europarlamentare tedesca equivale a mettere la parola fine alla discussione e a passare ai fatti. L’industria dolciaria, come spiega lo stesso Fulci, potrebbe ora essere messa in ginocchio.
[Fonte: Repubblica; Corriere della Sera]