Passano i mesi, ma purtroppo non cambiano i dati relativi all’accesso alle cure da parte dei malati di sclerosi multipla in Italia. Parliamo di circa 61mila persone malate, solitamente comprese tra i 20 ed i 40 anni che nonostante le scoperte scientifiche ed il fervore della ricerca si trovano a combattere non solo con la malattia ma con la scarsa accessibilità a terapie all’avanguardia. Un disastro se si stima che una nuova diagnosi di questa patologia avvenga ogni quattro ore.
Come accennavamo, rispetto a molti anni fa la terapia contro la sclerosi multipla ha fatto passi da gigante consentendo una vita pressoché normale. Il problema è che non tutti i pazienti trovano garantito il loro diritto alla cura, con il risultato che la malattia progredisce velocemente e la loro qualità della vita decade in maniera sostanziale.
Se ne è parlato recentemente ad un convegno tenutosi nella capitale, “Accesso sostenibile all’innovazione: un confronto sulla sclerosi multipla” nel quale si è tentato di mettere il punto. E la situazione purtroppo non è delle migliori. Commenta il dott. Carlo Pozzulli, professore di Neurologia alla Sapienza di Roma e responsabile del Centro Sclerosi Multipla all’Ospedale S. Andrea:
La sclerosi multipla rappresenta una delle principali cause di disabilità neurologica tra i giovani di 20-30 anni, seconda per importanza solo agli incidenti stradali. Proprio perché colpisce nella fascia d’età maggiormente produttiva, è fondamentale rendere la persona autonoma il più a lungo possibile. Oggi possiamo intervenire quando la persona sta ancora bene, grazie ai notevoli progressi in ambito terapeutico degli ultimi anni, soprattutto per l’avvento di farmaci immuno-modulanti: hanno permesso non solo di rallentare il decorso della malattia ma in alcuni casi anche di arrestarlo.
Il problema è che spostandosi di regione in regione, l’accesso a questi medicinali non è garantito, portando le persone effettivamente curate in modo adeguato ad appena il 9% del totale. Un dato che non è cambiato rispetto allo scorso anno. La regione meno virtuosa? La Campania, con appena il 4,7% dei pazienti curati con farmaci di ultima generazione.
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Fonte: Corriere della Sera