Un farmaco prescritto per l’infertilità maschile e femminile e i disturbi mestruali potrebbe possedere la chiave per un più efficace trattamento per l’alcolismo, secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Università di San Francisco e l’Ernest Gallo Clinic Research Center. Lo studio ha mostrato che iniettando il farmaco con cabergolina nei roditori “alcolisti”, esso diminuisce la ricerca di alcool e bevande alcoliche.
La cabergolina, che è commercializzata con il nome di Dostinex, è una pillola per il trattamento di condizioni causate dall’eccesso dell’ormone prolattina. Lo studio è stato condotto da Dorit Ron, un ricercatore e professore associato di neurologia dell’Università californiana, ed è stato pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry.
Entrando nel particolare, si nota come la cabergolina non ha un impatto sul consumo di saccarosio e non sembra incidere in modo significativo sul consumo di acqua o saccarina. Secondo Ron:
Questo è incoraggiante perché dimostra che la cabergolina è specifica per l’alcool, ma non incide in generale sul piacere. Uno dei problemi con alcuni farmaci per curare l’alcolismo è un effetto collaterale che diminuisce il piacere, che costituisce un ostacolo alla sobrietà.
La ricerca si basa su una precedente e provocatoria scoperta di Ron e dei suoi colleghi per quanto riguarda la proteina GDNF (cellule gliali derivate dal fattore neutrofico), iniettate nel cervello dei topi, la quale portava a comportamenti simili a quelli del farmaco. In questo studio gli scienziati avevano addestrato i ratti a consumare alcool. Alcuni, come l’uomo, bevevano con moderazione, mentre altri si ubriacavano. Ma quando la GDNF è stata somministrata, sia i leggeri che i pesanti bevitori perdevano almeno un po’ del loro desiderio di alcool. Questo effetto è diventato evidente entro 10 minuti ed è durato almeno 24 ore. E’ stato dimostrato che la GDNF impediva anche la ricaduta dopo un periodo di astinenza.
Gli scienziati sapevano che la GDNF non poteva essere utilizzata per curare l’uomo in quanto la sua molecola è troppo grande per attraversare la barriera emato-encefalica. Quindi successivamente si è passati ad esaminare la cabergolina, un composto più forte del precedente. I risultati sui ratti però sono rimasti uguali, con l’unica differenza che questa terapia è possibile sommistrarla anche all’uomo. Essa infatti è già in commercio e non ha effetti collaterali. La capacità della cabergolina non è solo di diminuire la voglia dell’alcool, ma anche di evitare la ricaduta, l’aspetto più importante per smettere di bere. Ron avverte comunque che la sperimentazione clinica è ancora necessaria prima che la cabergolina possa essere prescritta.
Ma non finiscono qui le proprietà di questo farmaco. Dosi più elevate di cabergolina infatti sono state utilizzate per curare il morbo di Parkinson e la dipendenza da cocaina, ma il rovescio della medaglia è che sono state collegate a problemi di cuore.
Tuttavia nei topi e ratti una bassa dose del farmaco è sufficiente a ridurre il consumo eccessivo di alcool, bevande alcoliche e della ricaduta. La dose è simile a quella assegnata all’uomo per il trattamento dell’iperprolactinemia.
[Fonte: Sciencedaily]