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Linfoma non-Hodgkin: creato vaccino che funziona sui cani, base per quello umano

Un linfoma non-Hodgkin è un cancro che colpisce gli organi preposti a controllare il sistema immunitario come la milza, i linfonodi ed altri organi. Ad oggi questa neoplasia è molto difficile da curare ed impossibile da prevenire, ma una ricerca effettuata presso l’Università della Pennsylvania potrebbe cambiare il destino della malattia. Le scuole di Medicina e Medicina Veterinaria si sono unite per testare un vaccino contro la malattia sugli animali, ed il successo è stato davvero inaspettato.

Si tratta di un vaccino sperimentale che può essere inoculato quando la malattia è già comparsa, ed i ricercatori hanno potuto dimostrare che, almeno nei cani, le possibilità di sopravvivenza sono aumentate. Per l’esperimento il team di veterinari ha reclutato un gruppo di cani a cui il linfoma non-Hodgkin era stato diagnosticato di recente. Essi sono stati poi sottoposti a chemioterapia standard e, dopo il trattamento, hanno ricevuto il vaccino. L’obiettivo dello studio era capire se con questo medicinale fosse possibile migliorare l’effetto della terapia o, soprattutto, evitare o rinviare la ricaduta. Si tratta infatti di una possibilità molto comune sia nei cani che negli esseri umani.

Il dott. Mason, uno dei principali autori, ha spiegato di aver vaccinato i cani per 3 volte dopo la chemioterapia a 3 settimane di distanza, e a distanza di tre anni alcuni di questi animali sono ancora vivi e non hanno più il cancro, senza ricadute come invece accadeva frequentemente senza vaccino. Nel dettaglio, il 40% dei cani vaccinati ha visto allungare la propria aspettativa di vita contro il 7% dei cani non vaccinati, i quali erano stati sottoposti alla sola chemioterapia.

Per dirla in maniera semplificata, il vaccino non fa altro che stimolare le risposte immunitarie contro i tumori, come già accade nella terapia umana contro il cancro alla prostata. Il lavoro degli scienziati ora si baserà sull’ottimizzazione del vaccino e, in futuro, anche su esperimenti sugli esseri umani. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLoS ONE.

[Fonte: Sciencedaily]