Le statistiche vogliono che le donne non siano particolarmente soggette all’insorgenza del cancro allo stomaco. E questo sembra essere un fattore condiviso da tutti gli specialisti del settore. Fino ad adesso non si sapeva però il perché. Quest’ultimo è stato scoperto recentemente, da parte dei ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) negli Stati Uniti: la colpa, o meglio il merito, consterebbe nell’influenza degli estrogeni.
Questi ormoni naturalmente prodotti in ampie quantità dalle donne, rappresenterebbero la chiave di tutto, almeno stando ai risultati ottenuti su uno studio a modello animale, che illustra come siano in grado di annullare, nei topi maschi, l’incidenza di tumore dello stomaco causato dal batterio Helicobacter pylori.
Lo studio, pubblicato sulla rivista di settore Cancer Prevention Research, segna un ottimo punto a favore della ricerca su questo tema, soprattutto in virtù dell’incidenza e della mortalità di questa forma tumorale. Con maggiore incidenza negli uomini dopo i 50 anni, questa forma tumorale porta ad una sopravvivenza di meno del 5% dei malati a 5 anni dalla diagnosi. E’ quindi facilmente comprensibile, la necessità di trovare una cura adeguata, dato che l’unica terapia veramente efficace sul lungo termine è una resezione dello stomaco o la sua completa asportazione, nella speranza che non vi sia stata in precedenza una espansione di metastasi.
Tornando allo studio, il dott. Jamie Fox, esperto di bioingegneria del MIT, ha creato topi in grado di produrre elevate quantità di gastrina. Questa è un ormone che promuove in qualche modo lo sviluppo del tumore allo stomaco. Dopodiché ha infettato gli animali con l’Helicobater, ed ha conseguentemente somministrato loro gli estrogeni, ottenendo nel 100% dei casi la protezione dal cancro.
Un dato che cozza contro il 40% di casi di tumore delle cavie non trattate con questi particolari ormone femminile. I ricercatori, nel corso del loro studio hanno individuato ben 60 geni attivati durante questo trattamento, molti dei quali coinvolti nei movimenti cellulari o nella crescita del cancro.
La speranza del ricercatore è capire quale sia l’estrogeno a monte di questo effetto protettivo per mettere a punto una terapia veramente funzionante contro il cancro.
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Fonte: CPR