Il tumore alla prostata è una delle patologie cancerose più diffuse tra gli uomini, e tra le più sottoposte a ricerca al fine di ottenere non solo una diagnosi più veloce, ma anche la possibilità di cure maggiormente efficaci. I ricercatori della Mayo Clinic sono riusciti a mettere a punto un vaccino in grado di combatterlo. E la sperimentazione clinica potrebbe iniziare già fra due anni.
La novità non riguarda solo la messa a punto del vaccino di per se stesso ma anche il fatto che sarebbe in grado di curare il tumore alla prostata senza scatenare effetti collaterali, ma soprattutto senza dover costringere il paziente a sottoporsi alla radioterapia o a sedute di chemioterapia. I risultati dello studio sono stati presentati sulla rivista Nature Medicine, nella quale si spiega come gli scienziati di Rochester ed i loro collaboratori inglesi siano riusciti ad “eliminare” il tumore attivando attraverso il vaccino messo appunto una risposta immunitaria specifica nei confronti delle cellule cancerose.
Di che cosa si tratta? Scopriamolo insieme. Questo vaccino è composto dal virus della stomatite vescicolare modificato per riprodurre le proteine specifiche delle cellule tumorali prostatiche. Una volta iniettato nei topi, il sistema immunitario degli stessi, credendo di essere attaccato dal virus lo combatte distruggendo il tumore senza toccare le cellule sane.
Come sottolinea Richard Vile, immunologo della Mayo Clinic coordinatore dello studio:
Il sistema immunitario crede di essere stato attaccato dal virus, che esprime antigeni correlati al cancro che devono essere eliminati.
Secondo i ricercatori un simile approccio potrebbe essere utilizzato anche nella lotta al melanoma ed a tumori più aggressivi come quello al cervello, al pancreas ed il cancro ai polmoni. Con il passare del tempo questo vaccino potrebbe condurre ad un abbattimento della mortalità per tumore alla prostata che secondo il King’s College di Londra è attualmente letale in almeno il 50% dei casi. Un risultato raggiunto esaminando le cartelle cliniche di più di 20mila pazienti curati nel decennio 1997-2007.
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Fonte: Asca