La cura per l’Alzheimer nascosta nell’intestino? Potrebbe essere. Secondo i ricercatori del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità, del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie e del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna il legame tra cervello ed intestino è più stretto di ciò che si pensa.
In uno studio condotto in collaborazione sull’Escherichia Coli e presentato sulla rivista Plos One, una tossina relativa a questo batterio potrebbe rappresentare, se opportunamente “lavorata” la cura finale per l’Alzheimer. Su modello animale è stato possibile verificare come già una singola dose della tossina CNF sia in grado di far regredire del tutto i sintomi infiammatori e neurologici dell’Alzheimer. In pratica, nei topi utilizzati per lo studio di questo malattia i ricercatori sono stati in grado di invertire il decorso della patologia, combattendo le placche di beta-amiloide alla base di tutto. La tossina sembra essere stata in grado di migliorare il deficit di memoria spaziale createsi e quello emotivo.
I ricercatori sono da tempo convinti che la buona salute della flora batterica intestinale sia la base per un organismo sano ed in forma. Già in passato era apparso evidente come questa tossina derivata dall’Escherichia Coli potesse essere considerata “buona” agendo in modo positivo sul lavoro dei mitocondri cellulari. Applicato al sistema nervoso centrale questo suo comportamento si è mostrato ancora prolifico. Come ha commentato anche la dott.ssa Carla Fiorentini, a capo del gruppo di ricercatori dell’Istituto superiore di Sanità la tossina si era rivelata interessante anche nel caso della di un’altra malattia neurologica:
Nel corso delle nostre ricerche avevamo già evidenziato come il CNF1 possa stimolare la plasticità cerebrale e combattere i deficit cognitivi e di coordinazione in un modello murino per la Sindrome di Rett, malattia rara del neuro-sviluppo.
Insomma, quello che nel nostro intestino è un batterio necessario e che all’esterno in alcuni casi diventa killer, può rappresentare una base ottima dalla quale partire per combattere una grave malattia neuro-degenerativa. Ci vorrà del tempo, ma questi risultati fissano un punto di partenza davvero importante.
Fonte | Plos One
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