Il Roflumilast è in grado di combattere le riacutizzazioni e le conseguenti potenziali ospedalizzazioni dei pazienti affetti da BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva già sottoposti ad una forte terapia di tipo inalatorio.
Lo studio che dimostra tale efficacia è stato pubblicato sulla rivista di settore “The Lancet” ed apre la speranza di una gestione più semplice della broncopneumopatia cronica ostruttiva correlata da bronchite cronica. I pazienti che soffrono di BPCO sono quasi sempre costretti ad una terapia inalatoria che possa aiutarli a sbloccare le vie aeree. Quando la malattia progredisce, esse possono non risultare più sufficienti ed approcci differenti, come l’ossigenoterapia rendersi necessari.
Il Roflumilast in uno studio a doppio ceco, e quindi su due gruppi di persone scelte casualmente per la somministrazione di un farmaco e del placebo, ha mostrato di ridurre quasi del 25% le riacutizzazioni gravi della patologia e di quelle che richiedono un ricovero ospedaliero per stabilizzare le condizioni di salute della persona. E’ per questo motivo che in seguito alla ricerca gli esperti indicano questo farmaco come possibile da utilizzare come ulteriore approccio terapeutico insieme a corticosteroidi in grado di ridurre l’infezione. Commenta il professor Leonardo Fabbri dell’Università di Modena e Reggio Emilia:
Il roflumilast rappresenta un nuovo farmaco antinfiammatorio con un meccanismo d’azione specifico che consiste nella inibizione della fosfodiesterasi 4. Il farmaco viene somministrato per via orale e contribuisce al miglioramento della BPCO agendo su un meccanismo non modificato dalle terapie esistenti, ed infatti costituisce l’unico farmaco orale disponibile da aggiungere alla massima terapia inalatoria oggi raccomandata per questi pazienti.
Lo studio presentato su The Lancet è servito per mostrare come il Roflumilast in associazione alla terapia inalatoria potesse portare sollievo e miglioramenti a coloro che soffrono di BPCO severa. Il riuscire a decrementare il numero delle ospedalizzazioni non è il solo unico aspetto positivo: sono stati rilevati anche meno eventi avversi di tipo cardiaco, spesso correlati alla broncopneumopatia cronico ostruttiva.
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