Quanto deve essere lunga la quarantena per essere definita giusta in caso di covid-19? Inutile dire che la diffusione della variante omicron, per via di una presunta minore pericolosità, ha portato alcuni Stati nel mondo a rivederla in difetto, forse con un po’ troppa leggerezza dato che la minore virulenza è stata riscontrata per il momento su persone vaccinate.
Motivazione della riduzione solo economica
Prendiamo in considerazione alcuni paesi nello specifico: per quel che concerne il Regno Unito, l’isolamento per i positivi vaccinati è pari a sette giorni rispetto ai dieci previsti prima mentre negli Stati Uniti, per i positivi asintomatici si è scesi a cinque, nonostante molti scienziati non fossero d’accordo con questo approccio. Nel nostro paese, l’isolamento per chi si contagia con il Covid-19 è di dieci giorni per i non vaccinati o vaccinati da poco e di sette giorni per i vaccinati che hanno già eseguito la dose booster: in entrambi i casi un tampone è chiamato a certificare che si sia diventati negativi.
Dove è il problema nel rivedere i giorni di isolamento? Semplice: la spinta a questo calo è prettamente economica. Nonostante l’impatto di questa ondata sia stato migliore rispetto alle precedenti per via dei vaccini, omicron riesce a bypassare più delle altre varianti la vaccinazione se non rafforzata, portando problematiche nelle catene di lavoratori di servizi essenziali. Questo modo di pensare porta purtroppo a una maggiore possibilità di contagio generale.
Ecco i giorni nei quali il virus è più contagioso
Bisogna comprendere una cosa importante rispetto al virus: una quarantena corta non serve a niente se come indica uno studio recentemente pubblicato da Lancet Microbe i giorni “critici”, ovvero quelli caratterizzati dal picco virale in questa variante sono dal terzo al sesto. Prendendo a campione 5.340 pazienti la ricerca non si è occupata solo di studiare la carica virale, ovvero la quantità di particelle del virus presenti nell’organismo e rilevate dai tamponi molecolari anche dopo la guarigione dai sintomi ma anche la vera e propria infettività.
Il momento in cui si è più contagiosi è tra il terzo e sesto giorno, mentre di solito la scomparsa totale avviene al decimo. È per questo motivo che una quarantena di cinque giorni, come avviene negli Stati Uniti, non è auspicabile, anche nelle persone vaccinate ma soprattutto in quelle che non lo sono. A prescindere dalla forza dei sintomi, consentire la circolazione nel momento in cui la carica virale è più alta corrisponde a mettere in pericolo un numero maggiore di persone e quindi a non riuscire mai a diminuirne la diffusione.