Siamo fatti per seguire una dieta a base di carne? E’ il DNA che decide per noi, rendendo talvolta pericoloso il passare ad una dieta vegana. E’ questo che Tom Brenna, Professore di Nutrizione Umana e di Chimica della Cornell University di New York, sostiene nello studio sul tema pubblicato sulla rivista di settore Molecular Biology and Evolution.
Analizzando il database mondiale del 1000 Genomes Project, nel quale sono contenuti i profili genetici di popolazioni diverse (ivi comprese le loro abitudini alimentari, N.d.R.), il professore ha evidenziato il ruolo della variabilità genetica nelle nostre scelte in materia di dieta (ovvero quanto effettimanete il DNA abbia influenza nel nostro aderire o meno a regimi come quello vegano o meno, N.d.R.) e quanto sia importante a livello nutrizionale per alcune civiltà continuare a consumare cibi di origine animale. Spiega Brenna:
In tutte le loro forme, le fonti proteiche animali offrono un bilancio ottimale di amminoacidi per la crescita e la riparazione, ferro eme altamente biodisponibile, zinco, vitamina B12, altre vitamine del gruppo B e un appropriato apporto di grassi. Si tratta di nutrienti estremamente importanti in particolare durante le prime fasi dello sviluppo umano, per la crescita, lo sviluppo del cervello e la riparazione dei tessuti, oltre che per il mantenimento della funzione metabolica nell’invecchiamento.
Questo non significa che chi voglia seguire una dieta vegana non debba farlo: è semplicemente una considerazione relativa al consumo di carne nata dallo studio di quello che è il genoma umano. Di certo deve fare riflettere quei genitori che hanno intenzione di far seguire dei regimi privi di proteine animali ai propri bambini: è necessario che questi approcci siano controllati dal pediatra, chiamato a verificare l’equilibro della dieta proposta ed eventualmente la prescrizione di specifici integratori (come quello della vitamina B12, N.d.R.) per essere certi che il piccolo possa crescere sano ed in salute. Si rischiano infatti, in caso contrario, alterazioni neurologiche, rachitismo e atrofia cerebrale diffusa in caso di inadeguatezza del regime alimentare.
Concludendo: in una classe genetica di esseri onnivori come quella umana, la carne dovrebbe essere un alimento presente il più possibile nelle giuste dosi.
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