Oggi si celebra in Italia la Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi. E’ un’occasione importante per fare il punto sulla ricerca scientifica in tale ambito nel nostro paese, e sulle prospettive di una rete regionale per le persone che si trovano, in seguito ad un incidente, o per cause avverse, in questo particolare stato di coscienza.
Il Convegno, dal tema “Stati vegetativi e di minima coscienza in Italia: epidemiologia, ricerca, assistenza”, è stato organizzato dal Ministero della Salute. Nel corso della mattinata, dedicata all’ambito della ricerca scientifica, sono stati presentati i risultati del progetto nazionale di ricerca “Funzionamento e disabilità negli stati vegetativi e negli stati di minima coscienza”, finanziato dal Ministero della Salute, e condotto dalla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nel pomeriggio, invece, si confronteranno le istituzioni, i medici, le strutture, le aziende e le associazioni dei familiari che compongono la rete di assistenza per le persone in stato vegetativo. Lo stato vegetativo, non è da confondere con il coma o la morte cerebrale (condizione che coincide con la morte della persona). A differenza del coma, infatti, in cui lo stato di coscienza è compromesso, lo stato vegetativo non è mai irreversibile. Le cellule cerebrali sono vive e mandano segnali elettrici che vengono rilevati dall’elettroencefalogramma. Il paziente può respirare in modo autonomo, mantiene vivacità circolatoria, respiratoria e metabolica.
Ad aprire i lavori del pomeriggio sarà Fulvio De Nigris, direttore del Centro Studi per la Ricerca sul Coma degli Amici di Luca, componente della Rete (Associazioni Riunite per il Trauma Cranico e le Gravi Cerebrolesioni Acquisite), nonché coordinatore del Libro bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza. Come ricorda De Nigris, si tratta di un documento importante, che per la prima volta definisce il ruolo delle associazioni, il percorso di assistenza dalla rianimazione alla fase postacuta, all’accompagnamento della famiglia, alla promozione di modelli organizzativi e assistenziali dei pazienti, sino alla scelta difficile del rientro a domicilio.
De Nigris, tuttavia, ricorda come le linee guida sugli stati vegetativi e di minima coscienza non vengano applicate in maniera sistematica in tutte le Regioni e le associazioni non vengono coinvolte, e senza un coordinamento tra governo, associazioni e amministrazioni locali, tutto il peso dell’assistenza rischia di gravare in termini psicologici ed economici sulle famiglie che si sentono sempre più spesso isolate e abbandonate.
Via|Ministero della Salute; Photo Credit|ThinkStock