La leucemia linfatica cronica è, al pari degli altri tumori del sangue della stessa tipologia, una malattia davvero difficile da combattere e sconfiggere.
Un piccolo passo in tal senso potrebbe arrivare grazie alla definizione di un suo nuovo e unico modello biologico, in grado di mettere in relazione il suo corredo genetico, con i sintomi e la prognosi.
Si tratta di una scoperta frutto della collaborazione tra l’Ohio State University di Columbus, l’MD Anderson di Huston e l’Irst di Meldola. I team di ricerca degli ultimi due istituti citati sono stati entrambi coordinati dal dott. Muller Fabbri, insignito nel 2009 del Kimmel Scholar Award come migliore giovane ricercatore degli Stati Uniti per i suoi studi sul micro-Rna.
Ed è proprio la correlazione tra quest’ultimo, la patogenesi della malattia e la sua prognosi ad essere il punto centrale del nuovo modello biologico messo a punto dalle squadre di ricercatori.
Lo studio, pubblicato sulla nota rivista Jama, spiega come nel nostro corpo vi siano molte molecole di tipo differente, ognuna con un suo compito specifico. Il miRNa (micro Rna, n.d.r.), scoperto da poco, funziona come regolatore del normale Rna che nel nostro corpo è adibito alla trascrizione del Dna in proteine. Una sua abnorme produzione, secondo precedenti studi, avrebbe una forte correlazione in diverse patologie, tra le quali figurano i tumori. La ricerca del dott. Fabbri ha riguardato proprio questo e l’effetto che le stesse hanno sui linfociti B e su come questi ultimi si modificano in caso di leucemia linfatica cronica. I linfociti b, lo ricordiamo, fanno parte del nostro sistema immunitario e sono chiamati a reagire in maniera specifica a seconda della minaccia che debbono fronteggiare. Quando questi vengono colpiti da tumore e diventano “cattivi”, oltre a non funzionare più, divengono pressoché immortali, difficilmente si riesce ad ottenere la loro morte cellulare.
Lo studio ha analizzato tali passaggi scoprendo che il tutto è riscontrabile in legami sbagliati e pezzi mancanti tra i cromosomi. Non solo, ha tracciato un modello che definisce la correlazione tra le modificazioni genetiche e la prognosi finale del paziente, riassumendole in un percorso, a livello mole corale, basato sul miRna, sul gene p53 ed il marcatore Zap70, tutte caratteristiche correlate alla leucemia linfatica ma mai messe in correlazione.
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Fonte: Asca