Molte volte per risolvere alcuni problemi e curare qualche patologia si può fare a meno di assumere farmaci. Alcune sostanze che si introducono con l’alimentazione possono rappresentare un valido aiuto. Uno studio avrebbe infatti rivelato che il lievito di birra potrebbe servire per realizzare un farmaco contro tumori ed osteoporosi, e complicanze dovute alle metastasi ossee.
Una buona notizia che potrebbe sollevare l’animo dei circa 8 milioni di malati di patologie osse, di cui due terzi sono donne. Una cifra che, secondo alcune indagini, sarebbe destinata ad aumentare fino ad arrivare a circa 24 milioni di malati entro il 2050.
Lo studio che ha portato alla scoperta è stato svolto dal gruppo di Biologia molecolare del dipartimento di Scienze e tecnologie biomediche dell’ Università di Udine in collaborazione con l’ Università di Manchester. Il risultato della ricerca, ancora in fase preliminare, è stato poi pubblicato anche dalla rivista “Genome Biology” e dall’autorevole “Science Daily”.
Lo studio sul lievito di birra ha evidenziato l’esistenza di nuovi meccanismi molecolari alla base della risposta dell’organismo ai bisfosfonati, la classe di farmaci utilizzata solitamente per il trattamento dei tumori. Da questo elemento, quindi, del tutto naturale, che si trova ad esempio nel pane, e che, quindi si assume più o meno quotidianamente, sarebbe possibile ricavare un nuovo farmaco.
Se le ulteriori indagini confermeranno questi primi dati, si tratterebbe di un grosso passo avanti per la cura delle patologie e dei tumori alle ossa. Inoltre, come spiegano anche la dottoressa Daniela Delneri ed il professor Luigi Moro, del Centro goriziano per lo studio delle malattie metaboliche dell’osso, le caratteristiche del lievito di birra sarebbero utili anche per curare l’osteoporosi che spesso affligge le donne in menopausa.
Gianluca Tell e Franco Quadrifoglio, responsabili della ricerca presso l’ Ateneo udinese:, sostengono che “questi risultati sono un caposaldo per successivi studi applicativi che il gruppo di Biologia molecolare ha gia’ avviato in collaborazione con altri partner”. Infatti, l’ Ateneo friulano ha preso accordi con alcune aziende farmaceutiche, sia italiane che estere, ma ha anche stretto rapporti con uno dei grandi leader del settore, la statunitense ‘Procter&Gamble’.
[Fonte: Agi; NewsFood]