Il multitasking rovina il cervello? Di certo non gli fa bene. Basta pensare all’effetto che ha sulla nostra capacità di concentrazione: l’ha resa più bassa di un secondo di quella di un pesce rosso.
Un bruttissimo colpo per noi: la nostra capacità di concentrazione è infatti pari a 8 secondi contro i 9 dei pesci rossi. E tutto sarebbe dovuto in buona parte al nostro modo di approcciarci al lavoro ed alla nostra vita. Il multitasking, la capacità di riuscire a fare più cose contemporaneamente attraverso dispositivi differenti sarebbe più dannosa che altro secondo uno studio realizzato dalla Microsoft in Canada. Quel che gli scienziati hanno realizzato progredendo con la ricerca, è che la nostra soglia temporale di attenzione è scesa di ben 4 secondi dal 2000: essa era infatti pari a 12 secondi.
E la colpa è da attribuire a smartphone, pc, e tutti quegli input provenienti dai social network che ci portano a distogliere l’attenzione da ciò che stiamo facendo pressoché continuamente. Per raggiungere queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato le abitudini relative all’uso di tecnologia di circa 2000 persone ed in seguito hanno approfondito il tutto su 200 volontari che si sono sottoposti a veri e propri esami fisici. Grazie anche all’utilizzo dell’elettroencefalogramma su questi ultimi, gli scienziati hanno potuto verificare come l’essere umano sia affamato di informazioni e di come riesca a catalogarle e condividerle più velocemente: fattore questo che ha un rovescio della medaglia importante, ovvero il calo di concentrazione.
A quanto pare il nostro cervello “si annoia” e quindi ha necessità di continui stimoli ed informazioni: e tutto questo lo porta ad abbassare la sua concentrazione ed a controllare continuamente (e qui entra in gioco il multitasking, N.d.R.) di avere a disposizione ciò di cui ha bisogno. Certo, questo approccio non è comunque del tutto negativo: ora riusciamo a fare più cose insieme nello stesso momento e sappiamo scegliere meglio ciò di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo semplicemente sperare che questo approccio non conduca poi ad un calo del quoziente intellettivo. In quel caso… forse dovremmo preoccuparci.
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