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Nuovo vaccino efficace testato contro l’Alzheimer

 Un vaccino efficace contro l’Alzheimer. Sembra essere questo il risultato di una ricerca condotta dal Karolinska Institutet la cui sperimentazione, appena conclusasi, ha meritato di essere pubblicata sulla rivista di settore Lancet Neurology. Se i risultati fossero ulteriormente confermati da successivi studi, si potrebbe essere al cospetto di un enorme passo in avanti della ricerca neurologica.

Lo studio è stato condotto dal dott. Bengt Winblad del Centro di ricerca dell’istituto menzionato.  Il morbo di Alzheimer è una delle malattie neurodegenerative causanti demenza più diffuse nel globo. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità si tratta di una vera e propria epidemia. Una cura ancora non è stata trovata, e secondo gli scienziati, la sua degenerazione è legata alla proteina precursore dell’amiloide, l’APP, che invece di essere distrutta contribuisce all’accumulo di un suo sottoprodotto, chiamato beta amiloide che si raccoglie a placche sulle cellule nervose e le uccide.

In questo momento, chiunque venga colpito da questa patologia può solo sperare di alleviarne i sintomi. Ricercatori di ogni parte del mondo sono al lavoro per trovare una terapia e già in passato si è parlato di sperimentazione umana di un vaccino dedicato. Per la precisione circa dieci anni fa. Ma i suoi effetti collaterali si sono rivelati così forti che lo studio è stato immediatamente interrotto: la formula messa a punto, infatti, attivava erroneamente il sistema immunitario, che iniziava ad attaccare le cellule del cervello.

Niente di questo è accaduto con questo nuovo trattamento. Gli scienziati sono riusciti, grazie ad una nuova formulazione, a stimolare le difese dell’organismo umano solo contro i beta amiloidi. L’80% dei 300 pazienti coinvolti nella sperimentazione ha iniziato a produrre anticorpi specifici contro queste “particelle” senza subire danni collaterali nei tre anni di follow up.

Un risultato che suggerisce l’efficacia del vaccino CAD106, questo il suo nome, nei confronti di pazienti affetti da Alzheimer debole o moderato. Maggiori sperimentazioni dovranno essere condotte per confermarne l’efficacia.

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Fonte: Lancet Neurology