Il rapporto tra sclerosi multipla e CCSVI sembra destinato a non interrompersi con l’uscita di ulteriori studi che ne escluderebbero il collegamento. Questo perché i risultati continuano ad essere discordanti e uno studio pubblicato su Phlebology riaprirebbe la questione.
Anche in questo caso specifico, è stato studiato l’impatto dell’insufficienza venosa cronica sulla sclerosi multipla e la loro correlazione. Ed in particolare sulla sua risoluzione e sugli effetti positivi che potrebbe avere sulla malattia. Lo stesso titolo della ricerca sottintende quello che è possibile poi riscontrare al suo interno: “La disabilità causata dalla sclerosi multipla è associata al numero di stenosi venose extracraniche: possibili miglioramenti da angioplastica venosa. Risultati di uno studio prospettico”.
Il professor Miro Denislic ed i suoi colleghi dell’Università di Lubiana in Slovenia sono giunti alla loro tesi dopo aver analizzato le condizioni di 94 persone affette dalla patologia, alle quali, attraverso le moderne tecniche angiologiche sono state dilatate le vene giugulari interne. Una volta sottoposti a tali interventi, i malati hanno mostrato un significativo miglioramento della disabilità derivante dalla sclerosi. Piccola nota: coloro affetti da maggiore disabilità mostravano maggiori placche venose.
Lo studio sloveno di sicuro riapre in buona parte il dialogo. Lo vogliamo definire così perché contestualmente sono usciti altri studi internazionali che teoricamente smentirebbero ancora l’efficacia del metodo Zamboni. Sebbene in uno di questi, condotto dall’Università di Ottawa, sia stato però dimostrato come un sottogruppo di pazienti mostrasse un legame tra CCSVI e sclerosi multipla.
Diventa complicato muoversi in questo particolare ambito della malattia e questo è dovuto principalmente al fatto che diverse persone sembrano aver giovato dell’approccio terapeutico del metodo Zamboni, ma contestualmente non si è in grado di dimostrarne incontrovertibilmente l’efficacia. Qualcosa ci suggerisce che del metodo Zamboni a livello internazionale se ne parlerà ancora a lungo. Vi saranno altri studi che ne confermeranno l’efficacia? O continueranno ad uscire solo ricerche che ne provano la non correlazione?
Fonte | Phlebology
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