Dai magneti arriva una speranza per i pazienti colpiti da ictus, e che hanno difficoltà di linguaggio. A sostenerlo, sono i ricercatori australiani dell’Università del Queensland, School of Health and Rehabilitation Sciences, che hanno dimostrato l’efficacia di questa tecnica assolutamente non invasiva e che sembra portare miglioramenti significativi in tempi relativamente brevi.
Si tratta della Stimolazione Magnetica Transcranica o TMS, una metodologia in grado di facilitare la riorganizzazione di varie regioni del cervello, indirizzandone la sua attività. Chi è vittima di un incidente cerebrovascolare, infatti, vede spesso oltre che la perdita del controllo di un lato del corpo, anche la perdita o la diminuzione delle facoltà linguistiche, che richiede l’intervento di terapisti specializzati del linguaggio (logopedisti) che aiutano il paziente a recuperare la capacità di comunicazione globale.
La Stimolazione Magnetica Transcranica, nata negli anni Ottanta, è un metodo per modulare l’eccitabilità della corteccia cerebrale. La tecnologia è rimasta sostanzialmente invariata nel corso del tempo, mentre si stanno individuando nuove tecniche di utilizzo delle strumento e nuove applicazioni, come nel caso della stimolazione cerebrale per il recupero della capacità di linguaggio nei pazienti colpiti da ictus.
Durante il trattamento con i magneti, viene posizionata una bobina metallica sulla testa del paziente, che induce una corrente elettrica debole e un campo magnetico variabile a seconda del problema riscontrato. La ricerca, ha coinvolto un gruppo di pazienti colpiti da ictus negli anni precedenti. I risultati sono stati molto incoraggianti. Come spiega Caroline Barwood, che ha guidato lo studio:
L’80% dei pazienti trattati con TMS ha mostrato miglioramenti nelle abilità linguistiche, in particolare nel linguaggio espressivo, che comprende nomi, ripetizione e del discorso. Nessun miglioramento linguistico è stato osservato in pazienti trattati con placebo.
I cambiamenti, sono stati registrati per mezzo di test che misuravano il punteggio di capacità di comunicazione. La TMS, dunque, può essere un metodo di trattamento molto utile, oltre che sicuro e poco invasivo, che conferma i risultati di una precedente ricerca condotta in Italia presso il Laboratorio di Neurologia Clinica e Comportamentale della Fondazione Santa Lucia con la collaborazione dell’Università Cattolica.
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