In gergo si chiama “obiezione di coscienza“, ed il meccanismo è simile a quello che avviene per i medici abortisti. Se un medico non è d’accordo con l’aborto, può decidere di fare obiezione, e non assistere una paziente. Per il vaccino della nuova influenza sembra stia accadendo la stessa cosa.
Ad affermarlo è la Fimmg, una delle rappresentanze sindacali più grandi presenti sul territorio italiano. Spiega Fiorenzo Corti portavoce del sindacato e responsabile della Lombardia, in un’intervista a Repubblica, che non solo i medici di famiglia hanno deciso di non vaccinare sè stessi, ma anche di non vaccinare gli altri. I dati sono molto chiari: il 60% si è detto contro il vaccino, ma paradossalmente è ancora poco, visto che tra i medici ospedalieri è quasi l’80% a non voler fare il vaccino, nè per sè stessi, nè per gli altri.
Le motivazioni sono molteplici. La più ovvia è l’insicurezza sull’efficacia del vaccino e la paura di eventuali effetti collaterali che non sono ancora del tutto chiari. Inoltre a questo si aggiunge il problema che da sempre attanaglia il nostro Paese: la disorganizzazione. Spiega infatti Corti che:
Non è solo una questione di volontà, molte volte non possono. In questo periodo abbiamo un sovraccarico di lavoro, per un problema che suscita un allarme in una certa misura ingiustificato. Abbiamo da fare visite, rassicurare per telefono i nostri pazienti. Corriamo da una parte all’altra. Comunque noi in Lombardia abbiamo dato disponibilità a dare una mano alla Regione, come facciamo già per il vaccino dell’influenza stagionale.
E così si finisce che con circa un milione di dosi di vaccino inviate alle Regioni in questo momento, solo 41 mila sono state iniettate. Considerando che finora soltanto i medici, e solo in qualche Regione anche i malati cronici, potevano essere vaccinati, si capisce quanto il mondo medico abbia disertato l’inoculazione.
[Fonte: Repubblica]