Quando si parla di vaccini, come abbiamo cercato di fare in questo post, la cosa più importante è la chiarezza di idee e di esposizione. Per questo, dopo aver cercato di fornire al lettore tutte le spiegazioni possibili e immaginabili, ci siamo rivolti ad una vera e propria autorità in materia, il dottor Luigi Roberto Biasio, Direttore Medico Scientifico e Sviluppo di Sanofi Pasteur, l’unica azienda europea interamente dedicata alla produzione e distribuzione di vaccini.
Dottor Biasio, cominciamo mettendo un punto fermo. L’utilità ed il valore della prevenzione fatta attraverso i vaccini. Soprattutto la loro sicurezza…
I vaccini costituiscono il presidio più importante per la prevenzione delle malattie infettive e sono assolutamente sicuri: l’evoluzione delle tecniche di produzione ci ha portato a livelli di assoluta tranquillità. Oggigiorno rarissimamente si osservano eventi post-vaccinali, ma questo non significa che abbiano come causa il vaccino ma solo che questo ha svelato una situazione clinica pre-esistente che sarebbe stata comunque diagnosticata, anche in assenza di vaccinazione. E’ però corretto che ogni evento post-vaccinale venga accuratamente esaminato dalle Autorità, oltreché dal produttore, per determinarne la causalità.
Si dice abitualmente che sono maggiori i rischi per chi non si vaccina…
“Certo, il vaccino è raccomandato sulla base di evidenze epidemiologiche e cliniche. Per esempio, ci sono stati rarissimi casi di encefalite dopo la somministrazione del vaccino contro il morbillo (verso i numerosi casi causati dal virus selvaggio). Ma per lo più si è trattato di soggetti immunodepressi e di situazioni limite. E’ comprensibile come l’individuo che ne rimane colpito sia portato ad attribuire la responsabilità al vaccino, ma in termini di sanità pubblica e di collettività i benefici sono evidenti”.
Parliamo del vaccino anti influenzale classico. A che punto siamo con la copertura sul territorio italiano, soprattutto per quanto riguarda gli anziani?
“La percentuale è del 60% secondo le nostre stime, del 65% secondo quelle del ministero. Comunque sia bisogna crescere ed arrivare almeno fino al 75% richiesto dall’OMS. La preoccupazione, se vuole, è che questa percentuale di copertura negli ultimi anni non è salita, è rimasta stabile, se non addirittura leggermente diminuita. Forse un po’ perché ci sono stati inverni miti, un po’ perché la comunicazione ultimamente è stata un po’ carente. Oggi è bene vaccinarsi, prima con lo stagionale – io personalmente lo farò -, poi con quello per la pandemia, se si rientra nelle categorie previste”.
Veniamo appunto alla pandemia. Si parla di una mortalità dei 5 per mille. E’ un dato tranquillizzante?
“In effetti questa pandemia, per il momento, mostra scarsa aggressività ed una diffusibilità minore del previsto. A breve sarà possibile verificare se il virus andrà verso una maggiore aggressività. Quello che vorrei fosse chiaro è che una pandemia non deve essere necessariamente una tragedia, se ci si prepara adeguatamente. Si tratta di un’epidemia influenzale che colpisce tutti i Paesi del mondo, e, lieve o aggressiva che sia, causa comunque dei cambiamenti epidemiologici. Si pensi solo al fatto che da noi è arrivata in estate che potrebbe influire sul ciclo vitale di altri virus”.
Un’ultima domanda: come ha risposto la struttura Sanofi alla pandemia?
“Lavorando alacremente e praticamente a ciclo continuo. In questi casi – è comprensibile – si vuole tutto e subito in pochi mesi: isolare il ceppo, produrre i lotti di vaccino pilota, effettuare gli studi clinici, passare alla produzione industriale, controllare i lotti del prodotto, etc … il tutto tenendo presente che in primavera si produce il vaccino anti influenzale per il nostro emisfero ed in autunno per l’emisfero sud. In mezzo a questa produzione è stata inserita la produzione del vaccino per la pandemia mantenendo gli stessi standard di qualità, e che sta per essere messo a disposizione delle Autorità Sanitarie”.