L’appello da parte delle autorità sanitarie mondiali è di non sottovalutare il rischio dell’influenza A H1N1, ma pare che ormai siano in pochi a dargli ascolto. I Paesi più ricchi hanno fatto incetta di dosi di vaccino, spendendo anche centinaia di milioni di euro, ma alla fine quelli effettivamente inoculati sono soltanto una piccolissima parte, spesso anche meno del 10%.
Dall’altra parte dell’Europa però, quella meno ricca, nei Paesi africani e mediorientali, i vaccini sono pochi o inesistenti, ed è lì infatti che il virus ha cominciato a colpire con più insistenza. Per questo diversi Paesi, tra i quali l’Italia, sin dal settembre scorso hanno donato 9 milioni di dosi all’Oms per vaccinare le popolazioni più povere. Ora però che l’epidemia è quasi passata, diversi Paesi hanno deciso di rivendere parte delle proprie inutili scorte.
La situazione più eclatante è quella della Francia, che ha acquistato 94 milioni di dosi (costo totale circa 850 milioni di euro), ma soltanto 5 milioni di persone ne hanno usufruito. Per questo il Governo transalpino ha annullato l’acquisto di 50 milioni di dosi, e ha già trovato l’accordo con Qatar ed Egitto per rivendere una parte delle proprie rimanenze.
La stessa idea l’hanno avuta la Germania (50 milioni di dosi acquistate e solo 6 milioni utilizzate), che sta trattando con l’Ucraina, Moldavia, Macedonia, Albania, Kosovo, Mongolia e Maldive; ed anche i Paesi Bassi che venderanno la metà delle loro scorte, circa 19 milioni di dosi. La Gran Bretagna sta studiando come agire, ma certo è che il mercato non manca.
L’Italia come sempre canta fuori dal coro. Da noi i politici sono più prudenti, e così il Ministero della Sanità ha dichiarato che prima di febbraio non prenderà alcuna decisione in merito, ed in Primavera forse qualcosa si potrà fare. Ma l’eccesso di prudenza, si sa, non va mai bene, e forse il Ministro dovrebbe considerare che in Italia sono soltanto 800 mila le persone che si sono vaccinate, e che si rischia di rimanere con decine di milioni di dosi inutilizzate, senza peraltro sapere dove metterle. Forse l’idea di venderne almeno una parte non sarebbe così azzardata.
[Fonte: Bresciaoggi]