L’Italia è il primo Paese europeo a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica contro il Papilloma virus (HPV), l’agente virale che può essere causa di infezioni genitali femminili e, a lunga distanza, anche del tumore della cervice uterina, malattia che causa ogni anno circa mille morti.
Questo si legge sul sito del Ministero della Salute in merito all’inizio della campagna di vaccinazione contro il Papilloma virus, avvenuta lo scorso anno, gratuita per le più giovani (11-12 anni). A quasi un anno di distanza, i dati che provengono dalla Commissione Salute presso la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, raccontano che circa il 30% delle donne italiane hanno completato il ciclo della vaccinazione, che comprende 3 dosi.
Un risultato che se da un lato può sembrare un po’ scarso, dall’altro permette di guardare con ottimismo al futuro, visto che le persone ad aver almeno cominciato l’inoculazione arrivano al 60%. La vaccinazione però non sarà la panacea di tutti i mali. Sin dal Ministero ricordano che essa non sostituisce il Pap test e le visite mediche periodiche, ma soprattutto bisogna assolutamente estendere la vaccinazione anche alle donne più giovani, sin dai 12 anni, per prevenire più efficacemente una malattia che provoca ogni anno fino oltre tremila nuovi ammalati solo in Italia.