Se ne è parlato già qualche mese fa, di come l’abuso degli antibiotici li renda a tutti gli effetti inefficaci dal punto di vista terapeutico. I batteri, i virus diventano più forti se conoscono il nemico e bisognerà creare farmaci sempre più potenti per combattere le infezioni e le malattie. Questo in parole semplici il monito che medici e scienziati del campo farmaceutico inviano ai pazienti. Gli antibiotici non sono affatto una risorsa rinnovabile, come fa giustamente notare Claudio Cricelli, a capo della SIMG (Società italiana di medicina generale):
Solo da un uso corretto degli antibiotici si potrà avere in futuro la garanzia di disporre di cure efficaci contro le infezioni. Questi farmaci sono una risorsa non rinnovabile, perché la ricerca medica ne produce un numero sempre più limitato. Le patologie infettive del presente e del futuro dovranno quindi essere trattate con molecole efficaci e di basso costo il cui impiego deve essere attentamente sorvegliato per evitare somministrazioni inutili.
Cricelli ha parlato dell’uso improprio degli antibiotici nel corso del convegno che si è svolto al palazzo dei Congressi di Firenze e che ha chiuso i lavori proprio ieri. Il titolo del dibattito è programmatico di quali fossero gli intenti degli studiosi ivi riuniti: “Antibioticoterapia, Esperienza Aggiornamento e Prospettive per il futuro”.
Se sul presente dell’antibioticoterapia non ci sono dubbi sul suo cattivo uso anche quando questi farmaci sono inutili o esagerati rispetto alla sindrome da curare, sul futuro si aprono davvero nuove prospettive, che per forza di cose dovranno trovare una soluzione alla sempre più resistenza ai farmaci di virus e batteri. Quali strade dovrà percorrere l’antibioticoterapia per sfuggire all’inefficacia dovuta ad un uso eccessivo di questi farmaci? Sempre secondo Cricelli:
È evidente la necessità di una revisione critica delle regole per la scelta dei farmaci, dei tempi di somministrazione e della loro posologia ottimale, al fine di potenziare l’efficacia dei trattamenti, di ridurre il rischio di selezionare batteri patogeni e di mantenere così invariata nel tempo la potenzialità terapeutica delle attuali molecole.
[Fonte: Salute24]