Vi può essere correlazione tra l’infezione causata dal coronavirus e la malattia di Kawasaki? E’ questo quello che si chiedono molti scienziati, tra cui un gruppo di ricercatori di Bergamo, il cui studio a riguardo è stato pubblicato sull’importante rivista di settore The Lancet.
Sintomi malattia di Kawasaki e coronavirus
Sebbene lanciare un allarme sia prematuro, una maggiore incidenza di questa patologia nei bambini affetti da covid-19 sembra essere stata rilevata con percentuali variabili in moltissimi paesi colpiti dall’epidemia di coronavirus. Nello specifico si parla di una “sindrome infiammatoria” simile alla malattia di Kawasaki e alla sindrome da shock tossico. Questa patologia è conosciuta per colpire con molta più facilità i bambini di età inferiore 5 anni con sintomi molto importanti: febbre per più di 5 giorni, eruzioni cutanee, ghiandole gonfie nel collo, labbra secche e screpolate, dita rosse e occhi rossi.
La malattia di Kawasaki, come spiegano gli esperti, è una vasculite sistemica: ovvero un’infiammazione dei vasi sanguigni la cui causa è al momento ancora sconosciuta ma che nei libri di medicina viene descritta come multifattoriale e legata a un possibile fattore scatenante infettivo capace di provocare una risposta immunitaria anomala.
Pericolosità della malattia di Kawasaki
Perché la malattia di Kawasaki è pericolosa? È il suo decorso, variabile in relazione all’eventuale presenza di complicanze, che porta la patologia a dover essere considerata una osservata speciale: la vasculite infatti può interessare anche le arterie del cuore causando danni permanenti. Per combatterla esiste una terapia, spesso risolutiva, che si basa sull’impiego di immunoglobuline per via endovenosa a dosi molto elevate.
Tornando allo studio italiano pubblicato su The Lancet, esso riguarda il lavoro di osservazione svolto dagli scienziati dell’ospedale di Bergamo nel corso dell’emergenza durante la quale si è registrato un incremento sensibile del numero dei casi rispetto alla cadenza media annuale in un periodo di tempo più ristretto e in concomitanza con infezione da coronavirus.
Sebbene al momento manchino evidenze certe della correlazione tra covid-19 e malattia di Kawasaki, la comunità scientifica mondiale ha deciso approfondire questo probabile legame, soprattutto per via dei molti casi registrati in diversi paesi e delle morti occorse.
Un passo importante da intraprendere soprattutto per via della fascia di persone colpite da questa sindrome, molto simile alla malattia sopra citata: quella composta da bambini e ragazzi (anche adolescenti) che si pensava essere in un primo tempo quasi “immuni” dagli effetti collaterali dell’infezione da coronavirus.
Nel corso dei primi tempi dell’emergenza si pensava addirittura che i più giovani potessero essere tutti asintomatici: fattore poi confutato non solo dai contagi occorsi ma anche, purtroppo, dai decessi registrati.