L’epidemia di ebola continua a mietere vittime nell’Africa Occidentale: il Canada, uno dei paesi al lavoro sullo sviluppo di una cura, e gli Stati Uniti hanno deciso di rendere disponibile gratuitamente i propri vaccini sperimentali.
Sul possibile utilizzo di sieri non ancora testati sull’uomo l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva messo al lavoro un gruppo di esperti chiamati a decidere sull’eticità dell’intera operazione. E’ giusto rendere disponibili dei farmaci sperimentali che possono sì aiutare i malati ma dei quali non si conoscono le conseguenze? Ecco quale è stata la risposta del comitato:
Nelle particolari circostanze di questa epidemia e purché siano soddisfatte determinate condizioni, il panel è giunto al consenso che è etico offrire interventi non ancora testati, e la cui efficacia ed effetti secondari non sono conosciuti, come potenziale trattamento o a titolo di prevenzione.
Insomma, piuttosto che rimanere fermi a vedere le persone morire per via dell’ebola senza che niente possa essere fatto, le autorità mondiali hanno stabilito che è meglio tentare il tutto per tutto e provare a salvare delle vite umane altrimenti destinate a morte certa. Il Canada ha reso noto di avere circa 1500 dosi di vaccino sperimentale pronto per essere inviato mentre gli Stati Uniti hanno già spedito in Africa tutte le scorte di siero ZMapp, quello che sta aiutando a guarire i missionari statunitensi e che non è stato in grado di salvare quello spagnolo.
Vi è un problema attualmente che si sta presentando: per quanto tutte le dosi disponibili siano già state inviate o preparate per la spedizione, esse non bastano a curare tutti i malati. I tempi di preparazione dei due sieri sperimentali sono molto lunghi. Sarà possibile trovare il modo di velocizzare l’iter? Vi è ancora qualche vaccino in preparazione che potrà essere inviato nei paesi colpiti nella speranza di salvare più vite possibili? Intanto le vittime sono salite a 1013. Un intervento farmacologico più esaustivo è decisamente auspicabile.
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