Ciò che stiamo per raccontarvi è la storia di uno studio condotto negli Stati Uniti, sulla pedicure con i pesci e la possibilità di contagio, in tal senso, del virus dell’Hiv e dell’Epatite C. Mentre la Health Protection Agency inglese, secondo quanto riportato erronamente dai media sosterrebbe la sua pericolosità, dalla Lila italiana controbattono con forza come una tale affermazione sia l’equivalente della caccia alle streghe tipica dei primi periodi di diffusione della malattia.
Il tutto nasce probabilmente da un pezzo sensazionalistico della stampa inglese sul nuovo ritrovato della pedicure estetica, per la quale dei pesciolini minuscoli, utilizzati a tale scopo in Oriente da tempo, mangiano la pelle morta dei piedi. Articolo per il quale il rischio di contagio da queste due gravi patologie infettive sarebbe minimo ma non irrilevante. E sebbene si sostenga, come riportato dall’Ansa, che il tutto sia frutto di un indagine durata sei mesi, è innegabile tale assunto assomigli (anche per chi scrive, è stato il primo pensiero, n.d.r.) alla storia, confutata da tempo per fortuna, che l’Hiv possa trasmettersi anche per via delle zanzare.
Alessandra Cerioli, presidente della Lila, Lega italiana per la lotta contro l’Aids è ferma nel condannare tale approccio:
Sembra di essere tornati ai tempi in cui qualcuno ancora credeva che l’Hiv potesse essere trasmesso dalle zanzare. Anzi, sembra di non esserne mai usciti.
Il problema secondo l’esperta, deriva da un errata interpretazione del report, e basta scorrere l’originale per capire òla verità insita in queste parole. Continua il presidente della Lila:
L’Ansa ha riferito di un report, stilato dalla Health Protection Agency, agenzia governativa della Gran Bretagna, per far fronte a numerose richieste di chiarimenti su questa pratica cosmetica, nel quale però in nessun punto si afferma qualcosa di simile. Ciò che la HPA afferma è infatti che “Il rischio di infezione associato alla pedicure con pesci è improbabile”.
Questo ci da l’occasione per sottolineare come sia importante conoscere le patologie come quelle sopraindicate, al fine, anche al di fuori di un contesto medico, di evitare lo spargersi di credenze scorrette che rischiano di apportare gravi danni anche al concetto stesso di prevenzione della malattia.
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