Non bastavano i pericoli provenienti dal sole troppo cocente o dalle meduse. Adesso, quando ci rechiamo al mare, dobbiamo stare attenti anche ai virus. Un gruppo di ricercatori europei ha trovato dei virus in circa il 40% dei campioni nelle spiagge di più di 1.400 zone costiere e dell’entroterra in nove Paesi europei. Le concentrazioni riscontrate sono basse, ma gli scienziati chiedono che questi microrganismi vengano monitorati almeno nelle acque aperte al pubblico.
La direttiva europea sulle acque balneabili stabilisce i tenori massimi di batteri, in particolare Escherichia coli e Enterococcus intestinale, che non devono essere superati al fine di mantenere elevata la qualità dell’acqua. Per i virus, tuttavia, il regolamento indica solo che gli studi scientifici devono essere effettuati per determinare parametri di riferimento e metodi di rilevazione affidabile.
In questo contesto, 16 gruppi di ricerca del progetto Virobathe, finanziato dai fondi dell’UE, ha analizzato la presenza di adenovirus (virus con il DNA) e norovirus (che hanno RNA e provocano gastroenteriti) in 1.410 campioni di acqua balneabile, sia acqua dolce che marina, in nove Paesi europei. I risultati complessivi hanno dimostrato che 553 campioni contenevano virus (39,2% del totale), soprattutto gli adenovirus (nel 36,4% dei campioni, contro solo il 9,4% per i norovirus), e ne sono stati trovati più nell’acqua dolce che in quella salata. Una selezione dei campioni ha mostrato che un quarto dei microrganismi aveva capacità infettiva.
Gli adenovirus sono associati con la gastroenterite nei bambini, alcune infezioni respiratorie, otite e congiuntivite, anche se una larga parte della popolazione è già stata in contatto con loro ed è per questo motivo resistente alle infezioni dalla maggior parte dei ceppi. Lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Water Research, afferma che la presenza degli adenovirus infettivi e norovirus nei campioni di acqua
potrebbe rappresentare un rischio per la salute.
Però i ricercatori ci tengono a precisare che:
In generale, gli adenovirus non necessariamente rappresentano un rischio significativo per la popolazione (se i livelli rimangono bassi). Tuttavia, sappiamo che i numeri del virus nelle acque balneabili aumenta dopo le forti piogge, nel senso che potrebbe finire per raggiungere livelli pericolosi
spiega Rosina Girones, direttore del Laboratorio UB sull’inquinamento delle acque e gli alimenti virali, e co-autore dello studio. I virus hanno bisogno di un tempo più lungo dei batteri per tornare a livelli accettabili dopo le forti piogge. Inoltre, molti virus sopravvivono ai processi di trattamento delle acque reflue meglio dei batteri, e sono più resistenti all’acqua di mare. Dunque ciò che vogliono far notare i ricercatori è che se gli standard di sicurezza europei sono basati sulla rilevazione dei batteri, forse ciò potrebbe non essere sufficiente per garantire la sicurezza dei bagnanti.
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[Fonte: Sciencedaily]