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Stanchezza cronica, storia di una malattia

Sindrome da stanchezza cronica: proprio quando si nutrivano buone speranze di aver finalmente scoperto l’origine del virus colpevole ci si è accorti che tale microrganismo non esiste in natura. Il virus denominato Xmrv infatti, considerato lontano cugino di quello dell’Aids,  non sarebbe senza altro che il frutto di una manipolazione genetica avvenuta in laboratorio.

Il tutto ha inizio quando nel 2006 il ricercatore Robert Silverman pubblica sulla rivista PLoS Pathogens, la scoperta di un virus particolare in alcuni tumori alla prostata.

La ricerca crea scalpore : il virus era fino a quel momento conosciuto agli scienziati perché in grado di provocare leucemie nei topi. Il suo stesso acronimo mi spiegava l’essenza (Xmrv significa infatti : Xenotropic murine leukemia virus- related virus : cioè virus correlato alla leucemia murina virale, n.d.r).

Fino a quel momento non si sospettava che potesse “ritagliarsi” un ruolo anche all’interno dei tumori umani. L’Xmrv si affiancherebbe quindi ad altri quattro retrovirus capaci di colpire l’uomo: l’Hiv 1 e 2, agenti dell’Aids, e l’Htlv 1 e 2, responsabili di certe forme di leucemia. Solo nel 2009 l’immunologa Judy Mikovits riesce a dimostrare un legame tra questo virus e la sindrome da stanchezza cronica. Nello studio pubblicato dalla ricercatrice sulla rivista Science, viene spiegato che il virus viene riscontrato nel 67% di campioni di sangue provenienti da persone malate di questa sindrome, mentre solo nel 3-4% nel sangue di quelle sane.

La scoperta  fa partire una serie di sperimentazioni da parte di team di tutto il mondo. Ma è proprio qui che sta al nocciolo della questione: i gruppi europei impegnati nello studio non riescono a trovare il virus. A quanto pare esso è  presente solo nei campioni statunitensi.

Lo scorso marzo i ricercatori dell’University College di Londra pubblicano i loro risultati a tal riguardo sulla rivista Retrovirology: mettendo a confronto il Dna del dei topi con quello riscontrato nei pazienti, non si trovano differenze. Ciò significa che non è il virus stesso causa della malattia ma la sua presenza è il risultato di una contaminazione in laboratorio. L’Xmrv non è quindi un vero virus, ma un “chimera” creata  accidentalmente.

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Fonte: Corriere della Sera