Ha fatto notizia il risultato dei dati preliminari sul test del vaccino anticovid di Curevac: il preparato mRNA più economico e facile da conservare prodotto in Germania non ha passato i test di validità: non è riuscito infatti a raggiungere la soglia minima stabilità dall’OMS per ciò che concerne l’efficacia.
Efficacia davvero scarsa per Curevac
Si è trattato di un duro colpo per tutti, dato che si sperava di poterlo distribuire in tutto il mondo e soprattutto in quei paesi che hanno una maggiore difficoltà a recuperare dosi dei vaccini per via del loro costo. Curevac ha dimostrato avere un’efficacia del 47% contro il Covid-19: viene quindi spontaneo chiedersi: cosa non ha funzionato nella sua creazione? Il confronto con Pfizer e Moderna è davvero impietoso, visto che queste formulazioni riescono ad arrivare a percentuali molto vicino al 100% di copertura.
A quanto pare, secondo l’azienda farmaceutica tedesca che ha prodotto il vaccino, i problemi potrebbero in parte dipendere dalle varianti di coronavirus che si sono diffuse nei luoghi in cui sono avvenuti gli studi di Fase 3 della formulazione teutonica. Tra di loro vi sarebbe anche la variante Lambda, molto poco conosciuta e scoperta per la prima volta in Perù: un solo caso tra i 124 presi in considerazione nella sperimentazione era parte del ceppo originale del virus.
Causa inefficacia nella formulazione?
Per quanto si potrebbe accettare che la colpa venisse data solo alle varianti, nel caso specifico è importante valutare se in realtà, come espresso all’interno della rivista Nature, il problema non sia proprio nella formulazione e quindi nel rapporto tra la composizione e dosaggio. Prendendo in considerazione i test di fase 1, ovvero quelli nei quali viene deciso il dosaggio ottimale, è emerso che gli scienziati dell’ospedale di Tubinga avevano optato per un dosaggio compreso tra 32 e 20 microgrammi di mRNA per ogni iniezione: con la dose più alta il vaccino di Curevac ha scatenato un numero eccessivo di effetti avversi come brividi, mal di testa di forte entità e affaticamento. Si è optato quindi per 12 microgrammi, livello che sembrava essere ben tollerato da tutti i soggetti e capace di portare alla creazione di anticorpi.
Qui è sorta la criticità maggiore: i livelli di anticorpi neutralizzanti riscontrati nel sangue erano bassi, molto più bassi di quelli presenti nelle persone vaccinate con Pfizer e Moderna.
I due vaccini presentano una maggiore dose di mRNA rispetto a Curevac ma non presentano effetti collaterali molto forti: questo potrebbe dipendere da diversi fattori. E’ impotante sottolineare che l’mRNA utilizzato è di tipo modificato:l’aver optato per la pseudouridina al posto del uridina per l’approccio alla cellula, potrebbe aver fatto la differenza.