Si celebra ogni anno l’11 Aprile, la giornata mondiale dedicata alla malattia di Parkinson, iniziativa nata per sensibilizzare l’opinione pubblica alla conoscenza della patologia. La ricerca scientifica e le terapie stanno sicuramente offrendo ogni giorni novità confortanti, ma ancora esistono molti luoghi comuni al riguardo. I maggiori esperti ad esempio sottolineano come non sia più opportuno parlare di “morbo”, ma solo di malattia di Parkinson: si tratta di una condizione in cui, per cause scatenanti non ancora chiare, si riduce il numero delle cellule nervose in grado di produrre dopamina: muoiono e non si rigenerano.
E’ una condizione cronica che vede la diminuzione costante di questi neuroni e dunque l’aumento dei sintomi della malattia che si manifesta (con disturbi motori e non), a causa della riduzione dei livelli di dopamina. La sintomatologia è diversa a seconda dell’intensità della morte neuronale oltre che delle aree del cervello colpite. Nell’Unione Europea ne soffrono almeno 1,3 milioni di persone eppure la conoscenza della malattia di Parkinson è ancora molto scarna. Anche per i pazienti stessi, che magari non si rendono conto per tempo di sintomi che li colpiscono da anni.
Una grande spinta emotiva nei confronti di questa patologia si è sicuramente avuta a partire dalla diagnosi per Giovanni Paolo II°, ma sicuramente non è bastata. Da qui l’importanza della giornata mondiale che serve anche, attraverso eventi locali, a raccogliere fondi per la ricerca scientifica e l’assistenza ai malati. Sono fondamentali le iniziative necessarie a migliorare la qualità della vita di questi ultimi. In generale, la diagnosi di una malattia cronica è sempre un’esperienza drammatica per chi la riceve, consapevole di dover convivere il resto della vita con una patologia che in questo caso è degenerativa, tende cioè a peggiorare.
L’idea inoltre è quella che il Parkinson si identifichi solo con il tremore, ma così non è, questo è solo uno dei sintomi, forse quello visivamente più evidente, ma che caratterizza solo una parte dei pazienti: è la rigidità muscolare essenzialmente il disturbo più comune, che può comportare difficoltà motorie, del linguaggio e conseguente insicurezza nello svolgere pratiche quotidiane. Alla lunga si possono manifestare anche altri disturbi di tipo cognitivo: uno stigma ancora c’è nei confronti di questa malattia e va superato. La giornata mondiale si celebra dal 1997, prima ancora era stata organizzata dalla EPDA (European Parkinson Disease Association) come iniziativa europea. La data prescelta è quella della nascita dello scienziato James Parkinson (1755-1824), medico inglese, che la descrisse per la prima volta nel 1817. Approfondimenti sul sito dell’Epda.
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http://www.whathealth.com/awareness/event/worldparkinsonsday.html