Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa del cervello ancora senza cura.Attualmente la scienza medica permette di curare con un certo grado di successo alcuni dei sintomi, ma una terapia risolutiva ancora non è stata trovata. Gli scienziati, spesso alla ricerca della causa scatenante di questa patologia, si imbattono di sovente in possibili fattori di rischio: l’ultimo in ordine di tempo è l’utilizzo di particolari solventi.
Lo studio, pubblicato sulla rivista di settore Annals of Neurology, ha sottolineato come in particolare possa rappresentare un fattore di incidenza del Parkinson l’esposizione al tricloroetilene (conosciuto sotto l’acronimo di TCE, n.d.r.), un pericolso agente contaminante organico, spesso presente nel suolo, nell’aria e nelle acque sotterranee. La ricerca prende in considerazione anche altre due sostanze dagli effetti simili: il percloroetilene (PERC) e il tetracloruro di carbonio (CCI4).
Lo studio, condotto dal dott. Samuel Goldman e dalla dott.ssa Caroline Tanner dell’Istituto per il Parkinson a Sunnyvale, in California, ha analizzato l’esposizione a TCE, PERC e CCI4 alla ricerca di un possibile collegamento con il rischio di sviluppare la malattia, ponendo sotto osservazione un gruppo di 99 gemelli di cui solo uno tra i due componenti affetti dalla patologia.
La squadra di ricercatori ha quindi intervistato i volontari analizzandone le abitudini e gli stili di vita ed in particolare l’esposizione ai solventi suddetti. Ed i risultati, a livello statistico, hanno dimostrato un rischio sei volte più alto di insorgenza di Parkinson per coloro che vi erano stati a contatto.
Sottolinea la coppia di medici:
Il nostro studio conferma che i comuni contaminanti ambientali possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia, il che ha notevoli implicazioni sulla salute pubblica.
Va ricordato che il parkinson è una delle malattie neurodegenerative più diffuse, e che i suoi sintomi rischiano di essere estremamente invalidanti: tremore degli altri, rigidità, rallentamento del movimento e disturbi del linguaggio. Solo negli Stati Uniti i malati sono stimati in 500mila, con un aumento annuale di oltre 50mila casi.
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Fonte: AoN