Chi ha problemi di udito rischia maggiormente di sviluppare demenza senile. A sottolineare il legame tra le due variabili è Stefano Di Girolamo, ordinario di Audiologia del Policlinico di Tor Vergata di Roma.
Una pronta correzione dell’ipoacusia risulta determinante nella riduzione dell’incidenza delle patologie secondarie e rappresenta una vera sfida alla quale sia i medici audiologi sia gli audioprotesisti devono confrontarsi quotidianamente durante le due fasi del percorso riabilitativo: la prima legata alla diagnosi e la seconda caratterizzata dall’adattamento protesico. Il deficit uditivo può ridurre, anche di oltre il 30%, l’efficienza di altre abilità cognitive aumentando il rischio di una precoce compromissione di funzioni come l’attenzione, la memoria e le capacità strategico-esecutive. Un calo dell’udito è associato a un aumento di oltre 3 volte la probabilità di sviluppare una forma di demenza, mentre in 3 pazienti con un deficit cognitivo su 4 si registra anche un disturbo dell’udito. Prevenire il decadimento cognitivo con la cura dell’udito è quindi una necessità se si vogliono ridurre i costi della sanità e del welfare
Ti potrebbe interessare anche: