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Cambiare sesso per ritrovare serenità?

Nel convegno sulla disforia di genere che ha avuto luogo lo scorso 12 settembre a Verona è stata Vittoria Schisano a portare la sua testimonianza diretta. L’attrice, che è stata una delle prime a intraprendere un lungo e tortuoso percorso che l’ha portata a cambiare sesso per ritrovare la serenità che tanto le mancava, ha raccontato la sua esperienza personale e tutte le difficoltà legate a una  presa di coscienza difficile da gestire.

Perché cambiare sesso è solo l’ultimo tassello di un percorso lunghissimo che può cominciare anche da molto piccoli, quando già si avvertono le prime sensazioni di disagio rispetto al proprio corpo. Anni di difficoltà, bullismo, prese in giro e scontri in famiglia è tutto quello che fa da contorno e accompagna un percorso molto difficile che troverà poi sbocco nel cambio di sesso per tutti quelli che riusciranno a porre fino alle loro sofferenze psicologiche.

Tanti gli esperti che sono intervenuti al convegno veronese, nel quale per la prima volta si è affrontato il tema della disforia di genere. Psichiatri, psicologi, endocrinologi, chirurghi, andrologi, ginecologi, urologi, avvocati hanno dato vita a un dibattito nel quale l’esperienza diretta di persone che hanno deciso di intraprendere questo percorso è stata determinante per mettere a fuoco alcuni punti salienti. Roberto Castello, direttore di Medicina Generale a Borgo Trento, Verona e Responsabile Scientifico del Convegno, ha chiarito in poche parole che cosa si intende con il termine disforia di genere:

La disforia di genere (DIG) è una condizione in cui la persona ha una forte e persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico: uomini che si sentono donne o donne che si identificano nel genere maschile. La frequenza è maggiore nell’uomo: il rapporto è di 3 a 1, con una prevalenza di 1 su 10/12.000 maschi e di 1 su  30.000 femmine.

Tutt’oggi, nella società, questo fenomeno viene confuso con il travestitismo o viene legata a contesti quali la prostituzione o la tossicodipendenza con cui nulla ha in comune. Si è parlato anche di questo nel convegno veronese, un piccolo passo avanti per affrontare un cambiamento importante che prima ancora che l’aspetto fisico coinvolge quello psicologico, in maniera molto più marcata.

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