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Depressione e suicidi: boom durante la crisi finanziaria

La maggior parte dei Governi, in tempi di crisi, attua tagli indiscriminati, e a volte i settori più colpiti dai tagli sono proprio quelli che riguardano le cure psicologiche. Diverse malattie mentali cominciano a sorgere nei periodi neri, fino quasi a raddoppiare i numeri dei suicidi.

A scattare la fotografia della situazione sono due studi pubblicati sulla rivista World Psychiatry, della World Psychiatric Association (Società mondiale di psichiatria), di cui è presidente l’italiano Mario Maj, i quali hanno calcolato il numero delle persone depresse e dei sucidi durante gli ultimi 15 anni. Il risultato è evidente quanto scontato: si registra un picco in concomitanza dei periodi di crisi economica.

A spaventare di più sono la disoccupazione, ma persino la paura di perdere il lavoro in chi è occupato. Tassi alti di suicidi si registrano anche nella classe di persone a reddito medio-alto, in quanto colpite enormemente, con perdite di ingenti capitali, a causa del crollo economico.

Per dare qualche numero, basti pensare che il tasso di suicidi in un periodo di normale situazione economica com’era il 1997 (13,6 ogni centomila abitanti), saliva vertiginosamente  a 18,8 dopo appena un anno, quando nel 1998 si è paventato un “antipasto” della crisi. Secondo i dati provenienti da 26 Paesi europei, ogni volta che il tasso di disoccupazione aumentava dell’1%, si registrava un +0,79% di suicidi, con tassi più alti in Inghilterra dove erano circa il doppio che nel resto d’Europa.

Un altro esempio evidente si è avuto con il crack della Lehman Brothers, una delle banche che hanno avviato la crisi più terribile che il mondo ricordi. I casi di depressione registrati nel 2005 erano l’8,5%, nel 2007 l’8,3%, mentre nell’anno successivo al crack, il 2009, sono improvvisamente saliti al 12,5%, con tassi maggiori nella fascia di reddito medio-alta che non nelle persone nella fascia bassa.

A questi gruppi poi vanno aggiunte le persone indebitate, che durante i periodi di crisi non vedono nemmeno un barlume di speranza nell’onorare il proprio debito. E così i tassi di depressione salgono fino al 34% tra i disoccupati e fino al 16% tra gli occupati. Ma a cosa serve questa ricerca? L’obiettivo è di lanciare un segnale ai Governi, in modo che in questi periodi di crisi possano aumentare le misure di welfare, e non tagliarle, perché in questo modo si rendono responsabili della morte di migliaia dei loro cittadini.

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[Fonte: Corriere della Sera]