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“Ecco come ho ucciso Yara Gambirasio”: la mitomania, patologia nella cronaca nera

 “Ecco come ho ucciso Yara Gambinasio“. E’ con queste parole che inizia una lettera spedita al quotidiano l’Eco di Bergamo, seguita da due pagine di spiegazioni. La missiva è ora al vaglio degli inquirenti per stabilire se si tratti di una reale confessione o di un caso di mitomania. L’ennesimo. La cronaca nera si costella spesso di fatti di questo tipo e allora viene spontaneo domandarsi: ma chi arriverebbe ad accusarsi di un delitto tanto ignobile senza che sia vero? Una mente malata potrebbe architettare tutto ciò? Perché? La mitomania è una patologia? In questi casi eccessivi si. Cerchiamo di spiegarvi meglio.

Cos’è la mitomania?

La mitomania definita anche pseudologia o mendacità patologica è un disturbo mentale che si configura come esaltazione eccessiva di sè. Chi ne soffre ha la tendenza a raccontare bugie, quotidianamente, fino ad arrivare a crederci. Molti dei mitomani che intervengono nei casi di cronaca sono veramente convinti di essere gli assassini: l’ultima lettera che riguarda l’omicidio della piccola Yara è stata scritta con un normografo per camuffare la calligrafia, cosa che farebbe un assassino così come una persona affetta da pseudologia. Anche il mostro di Foligno Chiatti lo usò, ma al contrario proprio per riportare su di se le indagini che invece si erano indirizzate verso il mitomane Spilotros!

Nell’ambito della mitomania rientra l’esagerazione, la megalomania, le bugie, che servono a destare nel proprio prossimo un’attenzione, un’ammirazione. E’ un passaggio fisiologico in molti bambini fantasiosi, ma in età adulta, quando si perde il controllo tra realtà e finzione, non si riescono più a tracciare linee distinte allora diventa patologia. I casi difficili di cronaca nera avvicinano facilmente le persone affette da questo disturbo, per la notorietà che hanno, ma anche perché il malato si sente “forte”, colui che sfida le indagini con successo.

Dal punto di vista scientifico la mitomania è considerata una forma di isteria, oppure una forma di autodifesa psico-emotiva. Chi vive una storia alterata, non reale, evita di esporsi al rischio di depressione conseguente dalla deludente realtà. Si tratta per lo più di individui istrionici, caratterizzati da scarsa autonomia e stima di se, oltre che di una grande capacità di autosuggestione.

La classificazione diagnostica della mitomania

Dal punti di vista della diagnosi, la mitomania è classificata dal DSM IV tra i disturbi di narcisismo e quelli istrionici che vedono l’immagine del sè al centro del mondo, ma molti specialisti considerano tale disturbo anche come forma maniaco-depressiva. Non rari i casi infatti di depressione grave, quando alla fine l’impatto con la realtà diventa obbligato: alcuni pazienti arrivano anche al tentativo di suicidio. Una psicoterapia è doverosa e possibile.

Stavolta però speriamo non si tratti di un mitomane. Ci auguriamo che il colpevole esca veramente allo scoperto, così come è stato per Chiatti.