Voi ricordate cosa stavate facendo e dove eravate al momento dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001? E’ questa la domanda che è stata posta ad un gruppo di volontari per spiegare l’esistenza delle “flashbulb memories”, memorie flash che il nostro cervello crea “indelebili” in concomitanza con eventi straordinari.
Si tratta di una sorta di “fotografia” interiore che il nostro cervello fissa nei suoi archivi ogni volta che si trova a “scontrarsi” con un evento memorabile a livello sociale (vedi attacco alle Twin Towers, n.d.r) o un avvenimento personale emotivamente destabilizzante. Ed i ricordi relativi allo stesso rimangono sicuramente indelebili 6 mesi dopo l’avvenimento, ma anche anni ed anni dopo. Soprattutto se in caso di evento socialmente di rilievo, si viene sottoposti ad una visione “diretta” non molto dopo aver avuto la notizia.
Lo ha dimostrato la dott.ssa Evelyn Schaefer insieme al suo gruppo di ricercatori del Department of Psychology di Winnipeg, in Canada. La psicologa è riuscita a dimostrale che le flashbulb memories sono molto più dettagliate se si è stati esposti in maniera precoce alle prove visive dell’evento. E’ il modo nel quale ci si approccia alle stesse ad influenzarne la loro persistenza mnemonica nel tempo.
I risultati dello studio sono stati presentati sulla rivista di settore Memory, ed hanno riguardato un campione di 60 studenti di psicologia ai quali già 10 anni fa fu richiesto di scrivere un resoconto delle circostante personali nelle quali sono venuti a conoscenza dell’attacco a New York del 2001. Agli stessi è stato poi richiesto di ridescriverne le circostanze circa sei mesi dopo.
Spiegano i ricercatori:
E’ stata rilevata una differenza nella qualità del ricordo a seconda della condizione di esposizione alle immagini. I partecipanti che le hanno viste dopo qualche ora hanno fornito racconti significativamente meno elaborati di quelli forniti da coloro che hanno visto le immagini immediatamente o con un ritardo di soli pochi minuti.
In questo caso appare evidente come l’impatto emotivo sia in grado di influenzare la capacità di memorizzazione del nostro cervello.
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Fonte: Corriere della Sera