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Pet therapy? Si ma con i pit bull


Da sempre i pit bull sono considerati cani aggressivi. Una cattiva reputazione legata a episodi di cronaca che hanno coinvolto anche numerosi bambini. Questo animale è effettivamente caratterizzato da una forte dentatura, il che l’ha reso appetibile come cane da combattimento. Per sua natura, però, il pit bull non è cattivo come viene dipinto, al punto che può essere efficacemente utilizzato per la Pet Therapy, la terapia che si avvale degli animali per migliorare la qualità di vita di persone malate, bambini e anziani, di persone disabili o con disagi psichici.

L’innovativo progetto di Pet Therapy con i Pit Bull è stato sperimentato a partire dai primi mesi del 2006 dalla Fondazione Castellini onlus di Melegnano (Mi), che si occupa di assistenza agli anziani (non autosufficienti) in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. II programma ha dato grandi soddisfazioni ai medici, agli operatori e, soprattutto, agli anziani, ospiti della Fondazione, ed è oggi stabilmente attuato ed avviato al suo interno.


Le coccole e le tenerezze date e ricevute dai Pit Bull sottolineano come questi animali, se allevati correttamente, si rivelino affidabili, mansueti e versatili. In grado di svolgere compiti che vanno dall’attività di supporto alla Protezione Civile per il pronto intervento in caso di soccorso, fino alla Pet Therapy.

Giuseppe Fabretti, capo istruttore dell’unità di cinofilia della Protezione Civile di Limbiate, alleva cani di razza Pit Bull da oltre 10 anni, da quando già si additava come razza pericolosa. La sua esperienza lo porta ad affermare che questi cani sono, in assoluto, quelli che hanno il miglior rapporto con le persone e non hanno una indole violenta. Il problema è un altro. Dei 10.000 presunti Pit Bull esistenti oggi in Italia, solo 500 sono veri “American Pit Bull Terrier“, gli altri sono incroci incontrollati e certamente male allevati.