Il mese scorso dei ricercatori americani hanno rilevato che gli schizofrenici hanno maggiori probabilità di essere esposti a fattori negativi già nel grembo materno rispetto agli individui sani. Altre esperienze comuni possono anche modificare il nostro cervello, molto tempo dopo i pannolini.
In effetti, il tipico stile di vita Occidentale pullula di fattori di rischio per le malattie mentali, dice Stephen Ilardi, uno psicologo presso l’Università del Kansas e autore di “The Cure Depression: 6 Passi per superare la depressione senza farmaci” (DeCapo Press, 2009 ). Ma siamo in grado di proteggere noi stessi adottando le abitudini dei nostri lontani antenati.
Nella vita moderna, il nostro ambiente porta ad una continua attivazione del cervello in risposta allo stress, bombardati come siamo da e-mail, tragiche notizie e richieste interpersonali. Alcuni circuiti nel cervello reagiscono allo stress, come se fanno con un’infezione, e queste a volte fanno scattare il ritiro dalla vita sociale, infiammando e conducendo a un danno cerebrale aree come l’ippocampo, la corteccia frontale e i gangli basali.
In molti disturbi mentali “l’infiammazione è la grande colpevole” spiega Ilardi.
Contro brevi attacchi infiammatori, il corpo protegge sè stesso. Ma se questi sono prolungati, può diventare impossibile una forma di difesa. Come per le malattie cardiache e l’insulino-resistenza, le malattie mentali come la schizofrenia, la depressione, l’autismo, l’ansia e il disturbo bipolare sono tutti legati all’infiammazione.
Il relativo equilibrio dei nostri lontani antenati non dovrebbe significare che conducevano una vita senza stress. La caccia era un pericoloso gioco non poco stressante. Ma
i nostri antenati avevano fattori molto remoti nel tessuto delle loro vite che “spegnevano” il cervello in risposta allo stress. Queste abitudini nella maggior parte dei Paesi sviluppati sono passate di moda.
Ad esempio, se si incontrava un ostacolo su un percorso verso alcuni succulenti cinghiali, questo portava i cacciatori ad una certa frustrazione. Ma la soluzione al problema, che era sempre fisica, come lo spostare un masso sul fiume per guadarlo, diventava un potente rivale all’infiammazione da stress. Oggi, un cittadino bloccato nel traffico, può fare ben poco esercizio fisico e dunque poco per combattere lo stress.
Molte malattie mentali sono riconosciute come un problema nella chimica del cervello, e quindi trattate chimicamente con i farmaci. Ma anche il comportamento altera la chimica del cervello. Diverse abitudini primitive possono essere la giusta risposta allo stress e per impedire che il nostro cervello si ammali.
Per trovare una soluzione, Ilardi e colleghi hanno adottato una sorta di terapia. Il primo passo si basa sull’alimentazione che ha come punto centrale gli Omega 6 e i grassi Omega 3. I composti derivati dai grassi Omega 6 incoraggiano l’infiammazione, attraversano la barriera emato-encefalica e possono scatenare reazioni depressive. I grassi Omega 3 invece sono anti-infiammatori e possono contribuire a spezzare il ciclo stress-infiammazione. Un giusto punto d’incontro può evitare molti problemi.
Altro punto fondamentale è il sonno. Un secolo fa, gli Occidentali dormivano in media nove ore a notte. In questi giorni, secondo la National Sleep Foundation, molte persone ne dormono meno di 7, una tendenza che è stata collegata a un generale calo della salute mentale. Cercate il sostegno sociale, perché vivere in comunità anziché in isolamento permette di rilassarsi mentalmente; evitare di ruminare continuamente sui problemi, ma affrontateli uno per volta, ed in maniera non ossessiva; fate dell’esercizio fisico (soli 90 minuti di esercizio a settimana possono essere efficaci); cercate di prendere un po’ di sole, con le dovute precauzioni (la vitamina D è un forte anti-infiammatore); ed infine sviluppate una visione del mondo, che possa essere religiosa, filosofica o scientifica. Avere un modo proprio di guardare al mondo può portare ad un aumento della capacità di resistere ai colpi della salute mentale.
[Fonte: Livescience]