Vi è mai capitato di recarvi in farmacia per acquistare un farmaco prescritto dal medico e ricevere dal farmacista un prodotto di uguale efficacia, almeno secondo quanto è pronto a confermare, ma ad un prezzo inferiore? Qualche volta addirittura, è proprio il dottore di fiducia a proporre una marca del tutto nuova, dicendo che comunque il principio attivo è lo stesso. E’ davvero così? Qual è la reale differenza tra un farmaco brand e uno generico? Il primo è quello originale, di riferimento, che dopo essere stato registrato con nomi di fantasia ha una “durata brevettuale” che per convenzione è stabilita intorno ai venti anni. Il periodo di tempo non è del tutto preciso, visto che le fasi di sperimentazione durano da otto a dieci anni e dopo tale passaggio qualunque altra casa farmaceutica potrà produrre il suo generico, con il solo limite ovviamente di inserire la medesima composizione qualitativa e quantitativa in merito al principio attivo. Non dovrebbero mancare, poi, le stesse indicazioni e una simile bio-equivalenza. Esistono spesso, però, delle reali differenze che vengono scritte solo nei dossier di registrazione e non sono consultabili dai pazienti e nemmeno dai medici.
L’efficacia farmaco originale e farmaco generico è quindi sempre da confermare, anche se la concorrenza in tal senso ha permesso di abbassare i costi negli ultimi anni. Bisogna però fare attenzione quando si passa da uno all’altro e, in campo medico, spesso si parla in tal senso di biocreep. In pratica, oggi un farmaco generico può essere messo in commercio se ha un principio attivo che arriva nel sangue simile a quello del brand che per primo lo ha commercializzato. In termini di percentuale si parla di una misura compresa tra un meno venti e un più venti. Questo fa capire bene che se una casa farmaceutica produce un farmaco del primo tipo ed un’altra punta sul più venti, entrambi saranno bio-equivalenti ma tra di loro ci sarà una differenza del 40 per cento e non saranno pertanto intercambiabili. La verità è che ad oggi non esiste certezza per confermare che il prodotto brand funziona di più di quello generico o che ci sia una effettiva equivalenza tra i farmaci generici e i farmaci di marca.
E’ vero, però, che i dati forniti dalla letteratura hanno documentato qualche caso di inefficacia o efficacia parziale dei primi. La legislazione attuale non prevede che per i generici venga valutata l’efficacia dal punto di vista clinico, dando per scontato che essendo simili, hanno un effetto terapeutico significativo. Non sempre è così come abbiamo visto e se la terapia non è indicata, si possono avere dei disturbi più o meno significativi. Bisogna quindi valutare sempre ogni caso: i farmaci generici non sono da stigmatizzare a prescindere, ma bisogna verificarne l’efficacia e il paziente deve subito rivolgersi al medico se non nota miglioramenti, ma anzi accusa un aumento del malessere.
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