Anche i dolcificanti fanno salire la glicemia: ragione per la quale dobbiamo fare attenzione al quantitativo di questi alimenti che consumiamo. Essi possono essere considerati un’alternativa allo zucchero ma solo se consumati con moderazione.
Dolcificanti più pericolosi di quel che si crede
A fare chiarezza sul tema ci ha pensato uno studio pubblicato sulla rivista di settore Cell in cui è stato rilevato come due dolcificanti, molto diffusi nel settore alimentare. Nello specifico saccarina e sucralosio, dolcificanti colpevoli di rendere instabile la glicemia, alterando il microbiota intestinale.
Una conferma di qualcosa che già si sospettava dal 2014 quando venne pubblicato un primo lavoro sul tema. Le industrie alimentari, a suo tempo, rigettarono i risultati perché lo studio era basato sul solo modello animale. Ora il Weizmann Institute of Science di Israele ha confermato però ciò che era già stato rilevato in materia di dolcificanti e su modello umano. Alcuni di essi, ha mostrato lo studio, sono in grado di alterare l’equilibrio batterico intestinale. Influenzando in maniera negativa la tolleranza al glucosio dell’organismo.
Come si è svolta la sperimentazione? Si è basata su 120 volontari divisi in sei gruppi diversi. Quattro di loro hanno ingerito per due settimane ogni giorno cibi contenenti aspartame, saccarina, sucralosio o stevia. Un altro gruppo ha assunto l’equivalente in glucosio e un altro ha funzionato come gruppo di controllo senza assumere dolcificanti di sorta. Tutti i partecipanti non ne avevano consumati per un periodo di sei mesi prima dei test.
Volontari messi sotto controllo
A ognuno dei volontari è stata misurata la glicemia prima, durante e dopo la sperimentazione ed è stato analizzato il microbioma raccogliendo dei campioni salivari. In questo modo è stato possibile osservare la differenza esistente tra i batteri nell’intestino di chi aveva consumato dolcificanti e chi non lo aveva fatto. Picchi di glucosio sono stati registrati proprio in coloro che avevano consumato saccarina e sucralosio. In realtà questi non aumentano il livello di glucosio nel sangue ma rendono più complessa la gestione da parte dell’organismo.
Per avere maggiori dati e provare un esso causa effetto sono state usate delle cavie animali. Un gruppo di topi ha ingerito il microbiota di coloro che avevano alti livelli di glucosio. Anche la loro capacità di gestione del glucosio ha subito problemi. Quello che vogliono fare gli scienziati ora è scoprire quali sono i batteri del microbiota che vengono alterati.
Cosa ci insegna questo studio? Semplice: fare attenzione a ciò che consumiamo anche se sulla carta dovrebbe essere meno pericoloso di quel che pensiamo.