Sono già in commercio negli Stati Uniti i cosiddetti Nano-cibi, ovvero alimenti prodotti mediante l’impiego di nano-tecnologie. Questo è quanto hanno affermato un gruppo di associazioni americane per i diritti dei consumatori nel corso di una conferenza sulla sicurezza alimentare tenutasi nei giorni scorsi a Orlando, in Florida.
La nanotecnologia sarebbe stata impiegata da alcune industrie alimentari per esaltare il gusto e potenziare gli effetti nutritivi dei cibi, ma tutto questo, rilevano le associazioni, non viene indicato sull’etichetta. I responsabili della sicurezza alimentare infatti non lo riterrebbero necessario, almeno non in assenza di accertati rischi per la salute dei consumatori.
Nonostante oltreoceano i cibi geneticamente modificati siano visti con meno diffidenza di quanto accade nei paesi dell’Unione Europea, secondo un recente sondaggio condotto dalla Cbs il 53% degli americani si è dichiarato contrario al loro acquisto. E il 69% di essi, sottolinea Michael Hansen, della Consumer Union, non si fida della carne clonata.
Tuttavia, afferma l’associazione di consumatori Project on Emerging Nanotechnologies (Pen), il 3-4% dei prodotti alimentari immessi ogni settimana sul mercato negli Stati Uniti è frutto di nanotecnologia. Fra di essi un marchio di olio di canola (Canola Active Oil), un tè (Nanotea) e una bevanda dietetica al cioccolato (Nanoceuticals Slim Shake Chocolate).
Secondo quanto riportato sul sito web del Pen il Canola Active Oil conterrebbe un addittivo, il nanodrop, in grado di condurre minerali, vitamine, e fitochimici attraverso l’apparato digerente. Mentre la bevanda al cioccolato conterrebbe nano-cluster, che migliorano il gusto del cioccolato rendendo superflua l’aggiunta di zuccheri. Infine, nel caso del tè la nanotecnologia sarebbe stata impiegata per potenziare l’efficacia del selenio e di tutte le altre essenze contenute in questa bevanda.
Sempre secondo Hansen, recenti studi dimostrano che le nano particelle potrebbero invadere le cellule e danneggiare il flusso sanguigno al cervello, e che alcuni tipi di nano-carbone inalati in quantità ingenti possono essere dannosi al pari dell’amianto.