Gli esseri umani consumano ancora troppo sale rispetto a quello che sarebbe raccomandato per la loro salute: lo racconta il monitoraggio dicembrino condotto dall’Istituto Superiore di Sanità sulle quantità di questo elemento consumate giornalmente.
Basta un cucchiaino al giorno
Per quanto se ne consumi molto meno e si tenti di utilizzarne una qualità che apporti minore quantità di sodio all’organismo, il suo uso è ancora troppo elevato per poterlo definire salutare. Un po’ come accade con lo zucchero, il suo sapore fa scattare una sorta di dipendenza: per poter star bene se ne dovrebbe utilizzare un solo cucchiaino al giorno e consumarlo di tipo iodato, in modo da apportare benefici anche ad organi come la tiroide. Ne consumiamo ancora troppo, ma negli ultimi 10 anni siamo migliorati. Su questo punto vi è certezza da parte dell’ISS che spiega:
Rispetto all’ultima indagine, datata 2008-2012, in cui gli uomini assumevano in media 10,8 grammi di sale al giorno e le donne 8,3 grammi, adesso i numeri sono rispettivamente di 9,5 e 7,2 grammi. La diminuzione è stata rilevata in quasi tutte le regioni esaminate e in tutte le classi di età, categorie di indice di massa corporea e livelli di istruzione, ed è in linea con lo scopo di raggiungere una riduzione relativa del consumo medio giornaliero di sale del 30% entro il 2025, uno dei nove obiettivi strategici del Piano d’Azione globale dell’Oms per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili.
Il consumo di sale in Italia
Rispetto a dieci anni fa sono molte di più le persone che seguono le indicazioni dell’OMS in merito all’assunzione di sale, limitandone il consumo al di sotto dei 5 grammi giornalieri. Una tendenza considerata ottimale dagli scienziati dell’ISS dato che tale quantità è sufficiente per apportare all’organismo il sodio necessario al suo funzionamento: è importante sottolineare che in questa quantità è compreso anche il sodio contenuto negli alimenti.
In Italia l’assunzione di sodio deriva per il 54% dai prodotti alimentari acquistati e dai piatti consumati nei ristoranti, il 10% è contenuto naturalmente nei cibi e il 36% è legato all’aggiunta del sale alle pietanze. Limitare l’assunzione di sale fa in generale bene all’organismo di tutti, non solo a quello delle persone che soffrono di ipertensione arteriosa: anche le persone sane infatti potrebbero presentare una familiarità per i disturbi cardiovascolari non riconosciuta che potrebbe portare allo sviluppo di patologie con il passare del tempo e dell’accumularsi di fattori di rischio come, ad esempio, una dieta scorretta.
Gli esperti suggeriscono il consumo di sale iodato, più adatto all’organismo e ai suoi bisogni: i sali colorati da cucina sono belli da vedere e interessanti da assaggiare dal punto di vista organolettico ma non vi è infatti nessuna differenza a livello nutrizionale con il classico sale se non quella della mancanza di cloruro di sodio.