Alimentazione e salute. Torniamo anche oggi a parlarvi delle abitudini a tavola degli italiani, secondo quanto emerso dall’”Indagine nazionale sui consumi alimentari in Italia: INRAN-SCAI 2005-06”, da pochi giorni anche online sul sito internet dell’Istituto Nazionale Ricerca e Nutrizione. Per ciò che riguarda il consumo di carne e suoi sostituti, dai dati emerge una netta prevalenza di impiego di carne bovina (43 g/die) seguita con un netto distacco da quella di pollame (21 g/die) e subito dopo da quella di suino (19 grammi al giorno in media).
Il pesce ed i frutti di mare sono ancora più lontani con un primato che riguarda il merluzzo (con un consumo medio di 8gr al giorno) ed un secondo posto (4g/die) a pari merito tra tonno in scatola e crostacei. Ma tutti questi numeri cosa significano per la nostra salute? Ci aiuta a decifrarli, ancora una volta, la dottoressa Caterine Leclercq, ricercatrice INRAN, tra gli autori dell’indagine.
“Secondo il World Cancer Research Institute il consumo di carne rossa (bovina, suina, equina e ovina) e in particolare di carne rossa trasformata dovrebbe essere ridotto per la prevenzione del tumore del colo-retto. Inoltre, come sottolineato da un report della FAO, una riduzione del consumo di carne bovina a favore di altre carni o di altre fonti proteiche sarebbe molto importante anche da un punto di vista ambientale. Infatti gli allevamenti di bovini hanno un elevato impatto in termini di emissioni di gas ad effetto serra (metano) e di consumo di risorse idriche. Sarebbe bene sostituire parte della carne bovina con pollame e/o con la combinazione di cereali e legumi, sfruttando la ricca tradizione gastronomica mediterranea (riso e lenticchie, pasta e fagioli, pane e panelle, etc)”.
Per ciò che riguarda il pesce invece?
“Per comodità molti consumatori scelgono di consumare pesce sotto forma di merluzzo (magari sotto forma di bastoncini o di filetti congelati) o di tonno in scatola. Sarebbe bene variare la scelta e stimolare il consumo di piccoli pesci azzurri (alici, sardine, etc) che sono un’ottima fonte di acidi grassi polinsaturi, sono generalmente meno contaminati dei grandi pesci carnivori e il cui consumo ha un minor impatto ambientale. A livello mondiale, c’è una crisi delle risorse ittiche, un incremento del consumo di pesce non è sostenibile ma una maggiore varietà della scelta è senz’altro opportuna per questo gruppo alimentare così come per gli altri. Occorre ricordare che anche il pollame è una buona fonte di acidi grassi polinsaturi”.
Per la frutta e la verdura, le più consumate sono la mela e la lattuga, ma in quantità sempre troppo minime?
“In effetti il consumo medio di frutta e verdura in Italia è appena quello minimo consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di 400 g al giorno, nonostante siamo in un Paese dell’area mediterranea. Sarebbe bene aumentare il consumo di frutta e verdura, soprattutto nei bambini e nei ragazzi, variandone la scelta e ricorrendo il più possibile a frutta prodotta localmente e di stagione, anche per ridurre l’impatto ambientale dei nostri consumi.”
L’indagine di cui stiamo parlando è estremamente precisa e dettagliata, ma risale a 5 anni fa. Con la recente crisi economica sono effettivamente cambiati anche i consumi, necessariamente a discapito della nostra salute?
“Si tratta di un’indagine estremamente dettagliata e costosa che l’INRAN riesce a svolgere all’incirca ogni 10 anni. Per via della crisi dati recenti di vendite dei supermercati indicano una sostituzione di parte della carne bovina con fonti proteiche più economiche quali il pollo, i wurstel, il tonno in scatola e i legumi. La riduzione del consumo di carne bovina è senz’altro un dato positivo dal punto di vista sia ambientale che di salute, soprattutto se l’alternativa è il pollo o meglio ancora i legumi. I wurstel invece hanno uno scarso contenuto nutrizionale. Per quanto riguarda il tonno sarebbe meglio variare le scelte di pesce”.
Preziosi e salutari consigli da tenere presente quando si va a fare la spesa. Per ulteriori approfondimenti, leggete l’articolo sull’alimentazione degli italiani e la salute, oltre che i dati direttamente sul sito dell’INRAN.
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