Tre anni fa i genetisti hanno effettuato una scoperta sorprendente: quasi la metà della popolazione degli Stati Uniti con antenati europei possedeva una variante del gene FTO associato alla massa grassa e all’obesità, che li portava ad aumentare di peso – da 1,3 a 3,1 kg, in media – e ancora peggio li metteva a rischio di obesità.
Ora, i ricercatori dell’UCLA hanno scoperto che l’allele di questo stesso gene, che è anche riscontrabile in circa un quarto degli ispanici, nel 15 per cento degli afroamericani e nel 15 per cento degli americani asiatici, potrebbe avere un altro effetto deleterio: la riduzione del tessuto cerebrale.
Riportato nell’edizione on-line della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, lo studio è stato condotto da Paul Thompson, professore di neurologia all’UCLA con la collaborazione di April Ho e Jason Stein del Thompson’s lab e dei loro colleghi. Gli studiosi hanno scoperto che la variante FTO è associata ad una perdita di tessuto cerebrale. Questo mette più di un terzo della popolazione degli Stati Uniti a rischio per una varietà di malattie, come il morbo d’Alzheimer.
Utilizzando la risonanza magnetica, i ricercatori hanno generato mappe tridimensionali delle differenze di volume cerebrale in 206 soggetti sani anziani provenienti da 58 aree degli Stati Uniti come parte della Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative, un grande studio di cinque anni volto ad una migliore comprensione dei fattori che aiutano il cervello a resistere alla malattia con l’invecchiamento.
I ricercatori hanno scoperto che vi era meno tessuto cerebrale nei portatori dell’allele FTO, rispetto ai non portatori. Gli individui con la versione cattiva del gene FTO avevano una media dell’8 per cento in meno di tessuti nei lobi frontali, il centro di comando del cervello, ed il 12 per cento in meno nei lobi occipitali, aree nella parte posteriore del cervello responsabili della visione e della percezione. Inoltre, le differenze cerebrali non potevano essere direttamente attribuite ad altri fattori correlati all’obesità, quali i livelli di colesterolo, il diabete o la pressione alta.
Secondo Thompson questi risultati sono inquietanti e misteriosi.
“I risultati sono curiosi. Il gene FTO influisce negativamente sul cervello, in termini di perdita di tessuto”, ha detto. “Se non si è portatori di FTO, il peso corporeo superiore non si traduce in un deficit cerebrale, anzi non ha nulla a che fare con esso.”
Le persone che portano questa specifica sequenza di DNA sono più pesanti in media e la loro circonferenza vita è un centimetro più grande.
Questi risultati riguardano una grande percentuale della popolazione, ha spiegato Thompson, che è anche membro dell’UCLA’s Brain Research Institute e dell’UCLA Laboratory of Neuro Imaging.
“Questa è una scoperta scioccante. Qualsiasi perdita di tessuto cerebrale espone ad un maggior rischio di declino funzionale”, ha proseguito Thompson.
“Ma la notizia non è necessariamente del tutto negativa, spiega Thompson, perché i portatori del gene possono sempre fare attività fisica e mangiare in modo sano per resistere sia all’obesità che al declino del cervello”.
“La metà del mondo porta questo gene pericoloso. Ma uno stile di vita sano può scongiurare o perlomeno diminuire il rischio.
Da un punto di vista scientifico, la scoperta del gene contribuirà a sviluppare e mettere a punto migliori e più efficaci farmaci anti-demenza per combattere l’invecchiamento del cervello.”
[Fonte: University of California – Los Angeles (2010, April 20). Obesity gene, carried by more than a third of the US population, leads to brain tissue loss. ScienceDaily. Retrieved April 21, 2010, from http://www.sciencedaily.com /releases/2010/04/100419162308.htm]