E’ uscito il nuovo libro – il terzo – del Presidente della Lega Arcobaleno, Bruno Tescari, con le prefazioni di Tiziana Biolghini, Delegata alle Politiche sull’Handicap della Provincia di Roma e di Marcello Tomassetti, Presidente della UILDM Lazío, si intitola “Accesso al sesso- il kamisabile“. Scrive l’Autore:
“Mi sento offeso e molto seccato quando nei convegni intervengono, come relatori, psicologi, assistenti sociali, pedagogisti, operatori ed esperti vari, che parlano della sessualità dei disabili: ci mettono sotto il vetrino della loro scienza e concludono immancabilmente con “Anche i disabili hanno diritto alla sessualità!. La sessualità è una caratteristica naturale degli esseri viventi – compresi i disabili -strettamente connaturata sin dal momento della nascita. Signori esperti: chiaro? Ed allora, non parlate di diritto alla sessualità; semmai, di diritto al sesso! Non vi stupite: anche i disabili lo fanno, se ne hanno l’occasione! E lo fanno con piacere e soddisfazione propria e del/della partner.”
La sessualità della persona disabile non è una sessualità speciale, diversa da quella di tutti gli esseri umani. Diverso è il modo di concretizzarla nel fare sesso, ostacolati dai limiti funzionali del nostro corpo. Perché è il sesso, che interessa; cioè il “fare”. Il tema preoccupa non i disabili ma i genitori dei disabili; e allora, parliamo dei genitori. E’ bene che essi sappiano almeno questo: che uno dei problemi che hanno i figli disabili è che vogliono fare sesso ma non ne hanno l’autonomia necessaria: è il “come farlo”.
Se si parte dal presupposto che il sesso è una necessità da vivere per soddisfare certi bisogni con piacevolezza, l’importante è che vi sia questo piacere e che con questo il ragazzo o la ragazza con disabilità si plachi. Che la piacevolezza derivi da una masturbazione o da altro, non mi sembra una cosa così grave. Se la situazione è tale che il ragazzo disabile non è in grado di fare sesso in altro modo, nulla mi scandalizza. L’importante è che questo aspetto, così decisivo per la vita di ciascuno, non sia cacciato dalla vita del disabile.
All’interno di questo ragionamento può tranquillamente esistere l’omosessualità, il portarlo da prostitute. Certo, l’importante è adottare il metodo complessivamente più confacente alle necessità e sempre rispettoso dei naturali bisogni del disabile. Senza considerare che ciascuno è diverso dagli altri per mille fattori. L’importante è che si sia consenzienti, invece, i normodotati ritengono che anche in fatto di sesso la volontà del disabile psichico non esista o quantomeno non sia piena.