Sono anni, almeno 50, che il mondo si interroga sull’esistenza del punto G. Uno degli ultimi misteri della sessualità umana ha oggi un nuovo capitolo, scritto al rinomato King’s College di Londra da un team di scienziati capeggiati da Andrea Burri. Secondo questi ricercatori britannici, il punto G non esisterebbe, ma sarebbe semplicemente un’invenzione di riviste e terapisti che su tale mistero ci speculano.
Secondo quanto spiega il dott. Burri nel suo articolo pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, questo misterioso punto erogeno è presente solo nelle fantasie delle donne, le quali addebitano ad esso i loro successi, ma soprattutto gli insuccessi, ottenuti a letto. Il punto G deve il suo nome al prof. Grafenberg, ginecologo tedesco che per primo, mezzo secolo fa, disse di averlo individuato.
Spiega Tim Spector, docente di Epidemiologia genetica al King’s College, nonché uno degli autori, che
Alcune donne sostengono non solo di avere il punto G, ma anche che la sua maggiore o minore attività sia dipendente da fattori come la dieta o l’esercizio fisico. In realtà è praticamente impossibile trovare prove tangibili dell’esistenza di questo punto erogeno.
Per arrivare a tale conclusione, i ricercatori hanno analizzato 900 coppie di gemelle, in quanto, secondo la loro teoria, il punto G dovrebbe avere un’origine genetica. Dal sondaggio però è risultato che tra gemelle stesse il punto G non combaciava, o a volte in una c’era e nell’altra no, segno evidente che si sta parlando di qualcosa che probabilmente non esiste.
La teoria ovviamente non poteva esimersi dallo scatenare polemiche nel mondo scientifico. Sono in molti infatti i ginecologi, docenti e ricercatori che sono convinti della sua esistenza. C’è chi, come la sessuologa Beverley Whipple, è convinta che il punto esista perché altrimenti non si spiegherebbero gli orgasmi delle lesbiche o donne bisessuali, o come Emmanuele Jannini, ricercatore e docente di sessuologia medica all’Università dell’Aquila, che afferma addirittura di averlo fotografato. Quello che gli oppositori alla teoria sostengono è che probabilmente il punto G non ha origine genetica, e quindi le basi della tesi del college inglese sono errate.
[Fonte: Repubblica]