Con la primavera vi è sempre un boom di richieste di protesi al pene: una tecnica mininvasiva è stata recentemente messa a punto. Vediamo insieme perché gli uomini richiedono tale operazione e nello specifico in cosa consiste la stessa.
Di solito è la bella stagione a risvegliare l’ormone delle persone. In particolare per l’uomo aumentano i livelli di testosterone e con essi la ricerca di benessere dal punto di vista sessuale. E chi soffre di problemi di erezione sente la necessità di “sistemare” la propria condizione, usufruendo principalmente di protesi al pene. E’ questa l’opzione più scelta, secondo quello che racconta il prof. Gabriele Antonini, urologo-andrologo dell’Università Sapienza di Roma la cui specialità è proprio quella di supplire alle persone questo tipo di aiuto “meccanico”. Nel nostro paese son circa 350 gli interventi di questo tipo che ogni anno vengono eseguiti. Spiega il medico:
I farmaci possono compensare una disfunzione erettile minima, ma se si ha il diabete o si è subito un intervento di chirurgia pelvica si avrà questo tipo di problema nel 90% dei casi. E un impianto di protesi al pene può ridare un vita sessuale completa
Per quanto possa sembrare estrema come soluzione, la protesi al pene risolve effettivamente la situazione portando alla completa guarigione dalla disfunzione erettile. Il luminare negli Stati Uniti ha sviluppato una nuova tecnica, meno invasiva e necessitante di meno tempo per recuperare il completo funzionamento dell’organo: bastano 40 giorni.. Ecco come:
Si fa un’incisione di 2,5 centimetri alla base dell’organo sessuale e si procede a una dilatazione dei corpi cavernosi per l’inserimento della protesi. Questo tipo di procedura permette di ridurre quasi a zero gli ematomi e le infezioni dovute alle complicanze. Si può fare in “day hospital” e con l’anestesia locale. Il device si attiva con un piccolo meccanismo inserito nella borsa scrotale, in questo modo si fa passare il liquido nei cilindri, all’interno della protesi, e si ha l’erezione.
Senza dubbio una possibilità di vagliare per chi soffre di problemi non risolvibili farmacologicamente nell’area.
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