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Ebola, immagini e realtà degli invisibili

Gli invisibili sono i veri protagonisti dell’epidemia di ebola che sta colpendo l’Africa. Le vittime di cui non conosciamo la storia. Le immagini di un mondo che vediamo a tratti, oscurati dal fatto che effettivamente, del corso della malattia, ci siamo interessati solo quando ha varcato i nostri confini.

L’illustrazione di Andrè Carillho parla chiaro. Migliaia di morti in Africa e l’attenzione dei media è solo su quella piccola percentuale degli occidentali colpiti. L’ebola è una patologia per la quale attualmente non esiste cura: questo particolare ceppo ha una mortalità del 50% e le risorse per fermarla scarseggiano. Eppure, noi vediamo realmente solo i contagiati europei e statunitensi. Non pensiamo alla bambina che è rimasta senza genitori in Liberia, o la madre di famiglia che ha visto i suoi bambini morire.

Sono immagini di vita, sono storie invisibili che non ci premuriamo di ricostruire, mettendo da parte nella nostra mente le migliaia di morti come se non fossero nessuno. Registriamo a malapena il fatto che per aiutarli a sopravvivere i medici stanno impiegando sieri sperimentali e soprattutto trasfusioni di sangue di persone guarite. Dimentichiamo che la mancanza di materiale sterile e di protezione può portare ad ulteriori contagi nei paesi colpiti.

E’ come se alcune persone contassero più di altre quando non può e non deve essere così. E ogni malato merita la nostra attenzione, anche se si trova a chilometri da noi, separato dal mare e da distese sconfinate di terra. A prescindere dallo status sociale, dal colore della pelle e dal luogo di residenza il virus dell’ebola non ha pietà: se si viene a contatto con l’agente patogeno quando la persona malata mostra i sintomi, la contaminazione diventa certa se non si pone attenzione.

E’ ora che apriamo gli occhi: davanti ai nonni, alle mamma, ai bambini, ai morti per la strada lasciati a marcire ed ad infettare perché le risorse sono limitate. Non devono esserci più gli invisibili. Ogni persona è importante.

Fonte: Mic. Com
Photo Credit | Andrè Carhillo