Malasanità, tempi di attesa biblici, ingerenze della Chiesa nell’introduzione della pillola abortiva Ru486. Sono queste le motivazioni che spingono centinaia di donne ogni anno a “fuggire” all’estero per interrompere la propria gravidanza. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ufficio statistica e dall’Ufficio del medico cantonale, su 682 aborti effettuati nel Canton Ticino nello scorso anno, 221 provenivano dall’Italia, cioè uno su tre.
Le donne italiane non si recano però solo in Svizzera. Secondo recenti stime sono tantissime le piemontesi e le liguri che vanno in Francia, dove le liste d’attesa non esistono, e dove per ricevere la pillola abortiva basta aspettare un terzo del tempo che si aspetta in Italia, ed è anche più facile. La pillola Ru486 è praticamente inesistente nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere italiane, ed ovviamente, nelle poche in cui essa viene fornita, bisogna attendere diverse settimane.
E’ questo il motivo principale che spinge le donne ad emigrare per abortire (180 aborti su 221 avvengono in via farmacologica), ma anche la tutela della privacy, molto più rispettata che da noi, e l’efficienza degli ospedali stranieri.