Si sa che vivere vicino a strade molto trafficate, ed in particolare alle autostrade, non è molto salutare. I danni che possono provenire dalla troppa vicinanza alle migliaia di automobili che attraversano l’area ogni giorno provengono prima di tutto dall’inquinamento, portando a malattie respiratorie e tumori, e dallo stress acustico.
Secondo i ricercatori dell’Università di Basilea, una nuova patologia può essere favorita da questa spiacevole vicinanza: l’aterosclerosi. Analizzando i dati su 1.500 persone che, nell’area di Los Angeles, vivono nei pressi delle autostrade, Nino Künzli, docente dell’ateneo svizzero ha notato come l’incidenza di tale malattia aumentava con l’avvicinarsi alle auto. In particolare era molto presente e preoccupante nelle persone che abitavano a meno di 100 metri dall’autostrada. La ricerca è stata pubblicata su Plos One.
Analizzando i pazienti con gli ultrasuoni, i ricercatori si sono accorti che le pareti delle arterie, ed in particolare quelle della carotide, diventano molto spesse e dure, non permettendo al sangue di circolare correttamente. La stessa reazione era stata osservata negli animali che vivono nelle stesse condizioni. Il primo pensiero va come al solito all’inquinamento, ed infatti è provato che l’ispessimento delle arterie possa essere causato dal particolato (o polveri sottili), ma non sembra questa l’unica causa.
A pesare nel bilancio della salute sono anche le condizioni socio-economiche, anche perché di solito chi vive nei pressi dell’autostrada non gode di grandi ricchezze. Infatti questo fattore favorisce una dieta non corretta, episodi stressanti nella vita, i quali vengono acuiti dallo stress del vivere così vicini al traffico, e pare che le donne siano più colpite degli uomini da queste conseguenze.
Studi futuri dovrebbero esplorare se gli effetti aterogenetici dell’inquinamento dell’aria possano essere più significativi nelle donne, tra le persone svantaggiate socialmente e tra coloro che hanno livelli di istruzione più bassi, oltre che, forse, tra coloro che stanno assumendo farmaci che interagiscono con il percorso aterogenetico
hanno concluso i ricercatori che non vogliono escludere nessun fattore di rischio per poter giungere ad una sorta di teorema.
[Fonte: Corriere della Sera]